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Where the streets have no name


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Quando hai due case, vivi in due posti, partire è sempre complesso. Ho lasciato Londra e, forse, l'inizio di qualcosa o almeno la fine di un periodo davvero bello. Non volevo tornare, ma rimanere non avrebbe cambiato il fatto che saremmo tutti tornati alle nostre home-towns e allora il filo comunque si spezza. Adesso che sto qui e domani ritorno ad Albione la storia è diversa. Prima lo sbattimento per arrivarci, poi la fine di un periodo di rilassamento in cui è oggettivamente godurioso non dover pensare a niente a farsi coccolare. Certo, ho cominciato ad anticiparmi del lavoro, ma solo perché l'inattività mi uccide. Non riuscirei comunque a rimanere per più tempo qui. Parto dalla capitale in un viaggio lungo che sarà sicuramente sudato. Lì mi aspettano due amiche, il mio lavoro, la promozione e tanti cambiamenti. Forse zeroventicinque che diventa 0qualcosa o chissà. E' come quando guidi è vedi un dosso artificiale, è lì, rallenti, lo raggiungi, lo salti e poi continui. Ogni volta che devo chiudere la valigia, salire in aereo e riaprirla è come quel dosso, a separare due tratti di strada.

Man of the hour


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Ieri me ne sono andata da casa convinta di aver rotto la doccia. La lavatrice era invece chiusa con lo stesso bucato da due giorni. Ho lasciato messaggi per i miei coinquilini che hanno orari da fuso  neozelandese. Ho deciso di fuggirmene perche' mi scocciavo dover avvisarli tutti. Ieri c'era il sole e sembrava primavera inoltrata. Ho messo i sandali e mi sono resa conto che e' la prima volta che li metto cosi' tardi, ma vivo anche ad un'altra latitudine. Ho camminato e preso il sole, parecchio, a dire il vero, e oggi ho una vistosa scottatura da maglietta. Ho passato la giornata in ottima compagnia, senza pensare troppo, senza lavorare, senza curarmi di niente, cucinando per belle persone. Ho fatto i conti con lo zeroventicinque c'e' nella mia vita e i conti vanno sempre con liabilities maggiori degli assets. In accounting, il balance sheet e' sempre in pareggio, c'e' un magheggio che fa in modo che, anche se le passivita' sono maggiori delle attivita', tutto si riequilibri. Se si leggono i due numeri alla fine del bilancio sono sempre esattamente identici, salvo poi rileggere tutte le voci e rendersi conto che c'e' un buco. Ed e' cosi' con zeroventicinque, una specie di pareggio fittizio, dove il buco e' sempre dalla sua parte e la correzione tocca sempre a me. 
Questo rientra un po' nell'essere expat. Il mondo in cui lavori diventa il tuo tempo libero, i colleghi diventano i tuoi amici, qualcuno la tua famiglia. E' un sistema abbastanza chiuso, perche' giri e ti trovi sempre tra le stesse persone e il sistema non e' necessariamente quello che sceglieresti come first best. 
Mia sorella ha trovato casa, nel mio paese, ed e' brutto non essere li'. E' brutto fare parte della vita di persone che poi tutto sommato non avresti mai scelto e non fare piu' parte della quotidianita' delle persone che ami.
Sono tornata a casa e c'era odore di erba, i miei flatmates inglese e irlandese avevano ospiti. La lavatrice era ancora ko e oggi portero' il mio bucato da un'amica. Fa ancora caldo, ho dormito male. E' lunedi'.


Eterno ritorno


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Il mio parrucchiere mi ha detto che Londra mi fa bene, mi ha vista serena e rilassata. E' vero, lo sono, sono in vacanza. Nel viaggio di ritorno in treno un vecchio mi ha abbordata e ha voluto fare conversazione. Mi ha fatto un sacco di complimenti e devo dire che mi ha fatto un certo effetto quando ho detto "vivo e lavoro in Inghilterra". Poi è sceso e nel frattempo era salito un ragazzone con gli occhi verdi con cui ho scherzato quando il vecchio è sceso. Io ho messo su la musica, ma quando ho visto il mare, mi è scappato di sorridere e così lui ha cominciato a parlare. Si è pure presentato e alla fine scendeva alla mia fermata, voleva offrirmi un caffè, ma io avevo voglia di tornare a casa e poca voglia di conversare. Mi ha salito la valigia su per le scale ed è stato proprio gentile, io non ci sono proprio abituata a questo tipo di attenzioni.
In realtà viaggiavo leggera e pensavo davvero a come sarebbe stato rivedere qui tutto.
La verità è che è tutto esattamente uguale, solo che adesso ho una casa anche a migliaia di chilometri da qui, il mio letto, le mie lenzuola, i miei vestiti e se sono così tranquilla è anche perché so che là tornerò.

"è quasi casa, è quasi amore"


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E quindi domani si torna a casa. La mia professoressa di Italiano al Liceo diceva sempre che le frasi non vanno mai cominciate con la "e" congiunzione, perché prima c'è un punto e il punto stoppa ogni possibilità di unione. Però poi diceva che usarla così era una licenza poetica e allora io la usavo perché amo i punti e gli elenchi puntati, ma cominciare con una congiunzione significa che no, niente è per sempre, niente è staccato, c'è sempre qualcosa da unire o qualcosa che non si dimentica.
E quindi domani si torna a casa; a quest'ora domani starò mangiando una pizza, sarò a Napoli nella casa dove ho vissuto i nove mesi più stressanti e sereni dell'ultimo decennio. Torno a casa da quel 14 settembre, in cui sono arrivata all'aeroporto e avevo due valigie di sogni. Ho passato qui questi primi tre mesi, difficili e pieni di soddisfazioni. Torno a casa e temo di non sentirmi a mio agio, di non riuscire a rivedere tutti, di non accontentare tutti, insomma, le solite fisime di una vita. "Il problema è che non so dire di no" ho detto al mio Boss, quando mi ha detto che era impressionato dal lavoro che avevo fatto e da come lo avevo svolto e mi ha detto che dovrei imparare e io gli ho detto che non è la prima volta che lavoro e "The fact is that people trust me, give me responsabilities and at the end of the story I have to handle everything" e lui mi ha detto che mi capiva molto bene, me l'ha ripetuto un paio di volte. 
Ho pochi giorni da passare a casa, tutto sommato, un altro aereo mi aspetta e mi aspetta un semestre ancora più complesso in cui dovrò giocarmi di nuovo le poche carte che ho. Mi sembra una vita da quando ho respirato aria napoletana, mi sembra ieri.

Fog Part II


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It was so frustrating today. I invigilated for an associated exam, that means Erasmus students doing exams. There were 20 people and I spent two hours just looking at them while they were writing. Bloodly boring. There were only two guys who tried to cheat and they were Italian. It was disappointing so I told them "stop behaving like Italians" in Italian. If your behavior is bad it becomes so easy to point out how "Italian" you are. After having invigilated I had other administrative tasks and so going up and dow in the Department.  I eventually went to my Boss' lecture. At the end of class he always wants to talk with me and I am not so happy since my English really sucks at end of the day. By the way, we talked about Japan and then told me he is going to give a special feedback to the Head of School about me and my work. He repeated three times that I deserve it. I tried to play down the importance of what I've done, especially because this is the only way I know to do my job. Yesterday I was so tired as to cry and today I was walking listen to my music and smiling, and it's not just because he is a big wig, but because I used my usual approach and even if he is a kind of genius, he has also some weakness. 

Never underestimate the power of empathy.

Fog


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Ieri e' stata una giornata davvero particolare. La nebbia e' calata su Londra come non si era vista da parecchio e tutto era grigio. I soliti grattacieli erano nascosti e sembrava un paesaggio nuovo, tutto piu' silenzioso e anche un po' tetro, visto che non si vedeva piu' lontano di 50metri. E' stata una giornata lunga e pesante a lavoro. Ho avuto a che fare un professore che era "such a dick" e sono corsa avanti e indietro nel campus per tutto il pomeriggio. Parecchia fretta per finire le correzioni dei compiti. La mia supervisor si fida di me e sono diventata la sua confidente, il che mi onora ma mi ruba parecchio spazio, tempo e fatica mentale. Ho finito la giornata col mio Boss e ho lasciato l'ufficio quasi alle 22. The Cooperative stava per chiudere e cosi' per la seconda volta in 15gg sono rimasta senza latte. Quando stavo tornando a casa ero un po' triste perche' mi sarebbe piaciuto tornare a casa dove dove qualcuno mi avrebbe abbracciata senza chiedere niente piu' e invece sono tornata a casa e il mio coinquilino, vedendomi seduta sul divano con ancora addosso il giubbino, mi ha chiesto "ma perche' che hai fatto oggi?". E pensare che lavoriamo nello stesso posto. L'altro coinquilino invece voleva che andassi nella sua stanza ad ascoltare il racconto della sua uscita con la prof di cui e' ta. E si', lavoro anche con lui. Non so la gente che pensa, come ragiona. Ero distrutta e se non mi fossi chiusa nella mia camera mi avrebbero ammorbato ancora con le loro cose. 

Teaching evaluation questionnaires


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Ai nostri studenti sono stati dati i questionari di valutazione dei docenti in cui c'è un piccolo riquadro che riguarda i teaching assistants, cioè me e i miei colleghi. Ho 336 studenti divisi in sette classi e li incontro anche quando il professore fa lezione. Con me c'è un'altra teaching assistant che ha un altro corso e quasi la metà dei miei studenti. Dividiamo lo stesso "module convenor", ma io sono pagata a contratto e lei è una gran bella phd student iraniana di 32 anni, che viene pagata ad ore.
Ho visto i questionari dei suoi studenti e nei commenti hanno scritto che è bella e hanno segnato "very good", qualcuno ha scritto che non sorride mai e c'erano anche dei "poor".
Nei miei questionari (che ho controllato anche se non avrei dovuto), un paio di persone hanno scritto "average" e poi tutti good and very good, anche quando il professore riceveva voti bassi. Nessuno ha scritto che ero bella, ma ho trovato un excellent teaching e parecchia soddisfazione. Certo, se fossi stata alta, bionda e magra come la mia collega avrei avuto i miei voti positivi con grande facilità. Solo che sono bassa  e sembro una ragazzina. Vedo però le facce dei miei studenti che mi fermano per i corridoi e sanno chi sono e mi parlano di loro. Vedo i cinesi, così chiusi e rispettosi, rispondere al sorriso che ho sempre e non avere più timore di rispondere in aula, soprattutto le ragazze. E sì, il mio big-boss-manager-della-City ignora continuamente la mia collega, fidandosi solo di quello che gli dico io e comportandosi come se esistessi solo io. 
Nei miei 27 anni ho visto andare avanti (e a volte passarmi avanti) molte persone solo per l'aspetto fisico, ma leggere che i miei tutorials sono ben spiegati vale molto di più che ricevere "the beauty of the tutor" come risposta alla domanda "qual è la cosa migliore del corso". Costa molta più fatica, tempo e pazienza, spero che nel lungo periodo porti frutto.

From Tate Modern Museum, London


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Il mio corpo che cambia...


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Avevo in testa di cucinarmi uno spaghetto ai frutti di mare da almeno una settimana. Quale giorno migliore se non il primo in cui sono rimasta sola a casa mentre i miei due coinquilini ripartivano per l'Italia? Ho goduto di quel piatto che non odorava davvero di mare, ma era qualcosa che lo ricordava e neanche troppo lontanamente. 
Ieri ho avuto una reazione allergica. E il mio corpo cambiava e sentivo che c'era qualcosa che non andava. Ho rassicurato le persone che non avrebbero dovuto preoccuparsi e ho fatto il numero di un amico per chiedergli di accompagnarmi al pronto soccorso. Avevo visto il mio corpo invaso da macchie rosse e pruriginose, sempre più aggressive. 
Sono in terra straniera. La lingua dei medici non è la mia lingua. Le regole degli ospedali non sono le mie regole. Ho telefonato alla mia supervisor e il cellulare era spento, avevo altri numeri in rubrica, ma per fortuna il secondo della lista si è precipitato. Sarei andata da sola, ma quando ho visto la mia schiena e la mia faccia cambiare colore ho avuto paura e ho pensato che avevo bisogno di qualcuno, di qualcuno che parlasse la mia lingua,  che sapesse chi sono e potesse aiutarmi giusto in caso.
E' andato tutto bene e sto prendendo i primi antistaminici della mia vita. Non so se davvero siano stati i frutti di mare a farmi male o una serie di sfortunate coincidenze che hanno fatto esplodere la reazione. C'è il fatto che il mio corpo adesso è continuamente esposto ad agenti diversi. Ed è vero che l'Inghilterra è un Paese sviluppato, ma c'è una quantità impressionante di persone da tutte le parti del mondo e ci sono cibi e cose che non ho mai provato. E a cui devo abituarmi. La mia orticaria come la più tipica delle diarree del viaggiatore.
Il Sistema Sanitario Nazionale Inglese mi ha permesso di essere visitata e curata gratuitamente e mi hanno dato anche le medicine di cui ho bisogno. 
Stamattina sono andata a prendere appuntamento per farmi registrare come nuova paziente nella clinica dei GP della mia zona. Non ho mai avuto bisogno del medico generico in Italia, ho sempre goduto di una salute resistente e figuriamoci che potevo saperne di allergie. Ma il corpo cambia e bisogna ascoltarlo. 

Oggi quando sono uscita dall'Università c'era stato un incidente ed un ciclista è morto. La zona era stata transennata e il corpo coperto, ma lo zaino nero e la bicicletta accartocciata erano ben visibili.

Poteva venirmi uno shock anafilattico e non avere il tempo di chiamare nessuno. Potevo passare la serata da sola nella waiting room di un ospedale pulito e con le sedie e qualche parete di un delizioso verde lime. Poteva non succedermi niente. Potevano accadere tante cose, ma io adesso ho la mia bella tazza di tea, i minimuffins, la casa tutta per me, la musica e il caldo del mio salotto e la mia pelle del mio bianco naturale.

Per qualcuno  da oggi, quel punto di Mile End, esattamente fuori alla facoltà di Ingegneria, rimarrà per sempre il luogo dove ha perso una persona cara. Io mi ricorderò, in quel punto, del giorno in cui sono guarita da una reazione allergica e posso stare qui a scriverne. We are so breakable.

"Perché voi siete di quelli che non hanno Paura"


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I giorni prendono forma piano piano, anche il tempo corre velocissimo. Questa è la fine della mia terza settimana qui a Londra. Sto cominciando a non perdermi più e a fare a meno della mappa della tube, ma benedetto chi ha inventato Google Maps e gli smartphone!Cammino tanto perché all'inizio di questa settimana abbiamo avuto la pessima notizia che la trattativa per la casa per cui avevamo firmato il pre-contratto è sfumata. Ci siamo ritrovati nuovamente in mezzo a Gumtree, Spareroom e Easyroomate. Un incubo di telefonate, spelling e appuntamenti saltati perché non si sa per quale fenomeno spazio-temporale le stanze andavano via. Gente che voleva piazzarti cessi. Giovani, persino italiani, che provano a convincerti che l'assenza del soggiorno e di un tavolo in cucina in una casa è il "London style", si mangia in camera. Ma anche no. Domani mattina c'è di nuovo il terrore di un buco nell'acqua. Magari la prossima volta che scriverò un post sarà altrove e non diciamo più niente.

In questi giorni a Lampedusa è successa una cosa molto brutta e mi è arrivata solo l'eco di certe idiozie che hanno detto in Italia. Mi sono chiesta cosa accomuna me e una qualsiasi delle persone che sono affogate e che forse non si troveranno mai più, inghiottite dal mare. Tante speranze, poche o nessuna alternativa nel Paese di partenza e alla partenza. 
Sostanzialmente la differenza sono i soldi, l'essere nata quegli X chilometri più a Nord, il mio biglietto Easyjet, i trasferimenti monetari dei miei genitori in caso di necessità, Skype, un contratto che mi aspettava, uno forse rinnovato, la possibilità di scegliere, anche se ho avuto e sto avendo tante difficoltà.
E' inutile fare i politically correct: la vera differenza la fanno i soldi, perché loro  probabilmente sono, erano, più forti fisicamente e psicologicamente di me, forse più preparati, laureati, speranzosi, innamorati, desiderosi di dare una svolta alla loro vita anche più di me, perché io un posto per tornare ce l'ho e loro invece no. Sono emigrata per scelta, nonostante tutto, mentre loro chissà se l'avrebbero fatto se avvessero potuto scegliere. 

Si possono sprecare tante parole: essere emigranti non è facile, a partire da una lingua che ti impedirà sempre di capire e comunicare al 100%, e chi parte non torna mai come era all'inizio.
Io ho sul mio desktop la foto pubblicata qui sotto. Ho un biglietto aereo prenotato per il 17 dicembre per passare Natale con chi amo. 

Loro non arriveranno mai, non torneranno mai.




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Sono andata a Camden Town e mi sono innamorata. Nonostante fosse un posto pieno di gente, perché di sabato, quella piccola Kasbah così alternativa mi ha rubato il cuore. Ci sono andata senza macchina fotografica, quindi dovrò tornarci assolutamente. All'ingresso del Camden Lock Market c'erano i punk con la cresta enorme che si facevano le foto con i turisti per un pound, un po' come a Roma ci sono i gladiatori che si fanno le foto coi visitatori del Colosseo e si fanno pagare. 
Ogni mondo è paese.

Almond-eyes


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La prima impressione, cheppoi e' stata davvero un'impressione, mi e' venuta nel vedere l'aula piena di studenti asiatici. Molti sono ricchi ragazzi cinesi che desiderano un Master a Londra e noi siamo quelli che possono offrirglielo. Per la prima volta nella mia vita ho sentito descrivere gli studenti come customers. Pagano e vogliono il meglio, dove per meglio si intende "facile". Gli asiatici non ti capiscono, ti guardano smarriti e nei primi tempi pensi che tu non sia capace di spiegarti. In realta' non capiscono, ma hanno un grande rispetto per l'autorita' e cosi' sono persino spaventati dal farti domande. Qui ci sono persone da tutte le parti del mondo e va sempre tenuto in considerazione che il loro background non e' il nostro, le loro abitudini non sono le nostre. Gli asiatici mi sembrano anche super organizzati, camminano tutti con telefonini e tablet e sono pronti a cacciarti il file che hanno scaricato e qui l'Universita' mette tutto on-line. Tutto, ma proprio tutto. 

Io, per il momento ho ancora difficolta' con la tastiera.

La casa


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Mi ero preparata ad affrontare la ricerca. Avevo letto e ascoltato testimonianze più meno tutte uguali: è un incubo. Cercare casa a Londra è la cosa peggiore che tu possa fare. La differenza è che fino a che in quell'incubo non ci sei dentro, difficilmente capisci davvero. Credo di aver inviato qualcosa come sessanta messaggi di posta elettronica, visitato una trentina di agenzie in diverse parti di Londra e visto un bel numero di topaie. Ormai il mio numero di telefono inglese potrebbe essere scritto su una porta qualsiasi di un autogrill e comunque non verrebbe contattato, perché qui, ti contattano pure se non hanno niente da farti vedere, ma solo per prendersi i tuoi dati just in case something comes up. Se fossi stata da sola, mi sarei fermata in un angolo della Tube a piangere. E' così frustrante non riuscire a capire che ti dicono al telefono e ripetere sorry, pardon, fino allo sfinimento, perché alla fine lo sai che per loro è scocciante e il tuo futuro dipende dalla loro disponibilità di appartamenti.
Ho messo la firma su un pezzo di carta ed era la prima volta, perché le altre volte era in nero e invece qui il processo di affitto richiede così tante garanzie di pagamento che è meglio mandare il personal banker, piuttosto che andare tu.
Non è tutto sicuro, non lo sarà finché non dormirò per la prima volta nella nuova casa.
Ma almeno per il momento, posso smettere di parlare a telefono.

London, day #1


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Quello che mi ha colpita di più di Londra, quando sono arrivata,  è stata la velocità. Non solo delle persone in strada, ma la velocità nel fare le cose. Sono arrivata a Stansted e il tempo di fare il riconoscimento del passaporto e la mia valigia già girava sul nastro. Sono uscita e l'autista che doveva portarmi in host-family non c'era. Ho telefonato al numero di emergenza e dopo tre squilli mi hanno risposto che l'autista stava arrivando. Avevo il cellulare italiano che non riusciva a trovare subito la rete inglese e loro mi avevano provato a chiamare. Ho aspettato 15 minuti e un gentile signore dall'Afghanistan, in UK da 12 anni e con la famiglia che visita  ("there is a war there") ogni sei mesi, mi ha accompagnata avanti casa. Ho conosciuto la mia host-mother e le biondissime figlie e mi sono misurata con un british accent davvero impressive. Hanno 13 e 11 anni e parlano velocissimo, ma sono gentili e si vede che sono abituate ad avere stranieri per casa. Nel giro di un'ora e mezzo sono andata in banca e se non avessi dovuto aspettare che il mio personal banker (un ragazzo Sikh, con il copricapo, come richiede il suo credo) si liberasse, in un quarto d'ora avrei aperto il mio conto, gratis. Ah, ieri era sabato e sì, le banche sono aperte fino alle 4 pm. In un paese dove la gente lavora Mon-Fri 9am-5pm, è normale che certi uffici rimangano aperti di sabato. E alcune filiali anche di domenica. 
Ho ricaricato monthly la mia Oyster card e ho dovuto solo riempire un form. Ho detto subito all'impiegato che non sono Inglese, così da fargli capire che i cinque secondi in cui il mio cervello registra la domanda, prima di dare una risposta, non sono dati da qualche forma di ritardo mentale, ma solo da uno sforzo continuo di switch di informazioni. Una ragazza molto gentile si è offerta di aiutarmi, ma potevo farcela da sola. Scrivere e leggere non sono un problema da parecchio. Non erano nemmeno le cinque e potevo già muovermi liberamente per la città, lavorare e pagare le mie spese. Di sabato. 
Sì, fa freddo e pioviggina di continuo. Eppure questa città non si perde in chiacchiere. E va bene così.