E quindi domani si torna a casa. La mia professoressa di Italiano al Liceo diceva sempre che le frasi non vanno mai cominciate con la "e" congiunzione, perché prima c'è un punto e il punto stoppa ogni possibilità di unione. Però poi diceva che usarla così era una licenza poetica e allora io la usavo perché amo i punti e gli elenchi puntati, ma cominciare con una congiunzione significa che no, niente è per sempre, niente è staccato, c'è sempre qualcosa da unire o qualcosa che non si dimentica.
E quindi domani si torna a casa; a quest'ora domani starò mangiando una pizza, sarò a Napoli nella casa dove ho vissuto i nove mesi più stressanti e sereni dell'ultimo decennio. Torno a casa da quel 14 settembre, in cui sono arrivata all'aeroporto e avevo due valigie di sogni. Ho passato qui questi primi tre mesi, difficili e pieni di soddisfazioni. Torno a casa e temo di non sentirmi a mio agio, di non riuscire a rivedere tutti, di non accontentare tutti, insomma, le solite fisime di una vita. "Il problema è che non so dire di no" ho detto al mio Boss, quando mi ha detto che era impressionato dal lavoro che avevo fatto e da come lo avevo svolto e mi ha detto che dovrei imparare e io gli ho detto che non è la prima volta che lavoro e "The fact is that people trust me, give me responsabilities and at the end of the story I have to handle everything" e lui mi ha detto che mi capiva molto bene, me l'ha ripetuto un paio di volte.
Ho pochi giorni da passare a casa, tutto sommato, un altro aereo mi aspetta e mi aspetta un semestre ancora più complesso in cui dovrò giocarmi di nuovo le poche carte che ho. Mi sembra una vita da quando ho respirato aria napoletana, mi sembra ieri.
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