"Non smetteremo di esplorare...


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...alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza, per conoscerlo per la prima volta. (Thomas Sterne Eliot)".

E' di nuovo il giorno prima di un esame. Questa volta, però, è la mia ultima settimana di esami. Non si dovrebbe mai dire "mai", ci insegnano i saggi; né bisognerebbe dire che è l'ultima volta che facciamo qualcosa, dal momento che nella vita la randomness è l'unica costante. Diciamo che esiste una probabilità molto vicina a 1 che questa sia l'ultima volta che farò degli esami all'università. 
Ieri sera avanti a panini, cinghialini, risate e birre, con alcune delle persone con cui ho praticamente quasi vissuto negli ultimi interminabili nove mesi, per un attimo, ho pensato che era passato esattamente un anno da quando avevo capito che la mia vita poteva prendere un'altra direzione. Chissà se è possibile capire il momento esatto in cui si accende la luce e vedi con chiarezza come stai vivendo. A me non è stata una luce, ma probabilmente il motore dell' ultimo bus notturno a due piani che mi riportava a casa.
Si potrebbe dire che sono brava a chiudere certi capitoli, ma quello che sto per chiudere è stato forse l'anno più importante della mia vita. Non so come mi sveglierò il 22 giugno. Non so se riuscirò a conservare i rapporti che ho costruito, eppure so fin troppo bene che ripartirò di nuovo da zero.
E' normale essere un pochino tristi? Come quando si sta per tornare da una vacanza, si rimette tutto in valigia e la valigia diventa sempre più piccola di quando si è partiti. Ci sono souvenir, fotografie e la memoria che cerca di recuperare ricordi e persone. 
Ci sono persone che mi hanno conosciuto da qui, dalla mia vita cambiata e non hanno nessun debito di riconoscenza per passate storie, nessun obbligo dato dal numero di anni trascorsi insieme. E forse quel giugno di un anno fa sarà sempre lo spartiacque tra il "prima" e il "dopo", tra quello che stavo per diventare e quello che voglio essere, tra le persone che volevo trattenere nella mia vita e quelle che invece mi scelgono e rimangono. Un giorno sì e l'altro no mi chiedo se le mie scelte nell'ultimo anno siano state quelle giuste per me. Ed ogni giorno la mia risposta è sempre la stessa: sì. Mi faccio questa domanda spesso non perché mi guardi indietro, ma per non dimenticare da dove sono arrivata, come stavo, cosa mi costringevo a sognare. Da quel giugno lì, ho avuto spesso quel guizzo di serenità nel pensare che mi trovavo nel posto giusto. Mentre nei venticinque anni precedenti mi ero sempre sentita fuori luogo, ovunque andassi, con chiunque stessi. 
Credo che le scuole siano finite, le persone al mio paese vanno a mare e lo vedo da Faccialibro, negli ultimi giorni sono uscita così presto la mattina da trovare i negozi chiusi e sono tornata a casa così tardi da ritrovarli ancora chiusi. E tutto questo, mi fa proprio strano dirlo, mi mancherà e so che non tornerà. Come so che non sarà un'estate semplice. Tuttavia è il duemilacredici, questo. Nessun passo indietro.