Archive for October 2013


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31 ottobre/6 novembre 2013 31 Compiti per tutti. Qual è la morte migliore che hai vissuto?Medita sulla morte come metafora della liberazione da tutto ciò che è logoro e consunto. Qual è la morte migliore che hai vissuto?

Il buon Rob Brezsny suggerisce questo simpatico esercizio per questa settimana. 
Una persona che conoscevo una volta mi insegno' "il gioco delle piccole morti", che consiste nel regalare cose a cui siamo affezionati a persone importanti, cosi' da slegarci dalla dipendenza dalle cose. Non ricordo quante volte abbia giocato alle piccole morti, ma e' anche vero che non sono mai stata particolarmente legata agli oggetti e, forse, nemmeno alle persone.
Pero' me la ricordo la morte migliore che ho vissuto ed era un nove luglio, c'era un bus e un bacio d'addio e poi una lunga mail e un invio che e' stato davvero una resurrezione. Da quel momento niente e' stato piu' lo stesso e dopo piu' di un anno posso dire che non c'e' piu' niente di logoro e consunto nella mia vita. 

Lou Reed died today


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"Goodnight sweet ladies
ah, ladies goodnight
It's time to say
goodbye, bye-bye"

Dicono che ogni relazione abbia una canzone che ne faccia da colonna sonora. Non so chi lo dica, ma sembra quasi che senza una canzone del cuore, non ci sia una relazione seria. Io non l'avevo, o almeno non l'ho avuta per parecchio tempo. Poi, dopo una serie di giornate trascorse davvero perfette che finivano con la solita canzone di chiusura, sembrava proprio che "Perfect day" di Lou Reed fosse la nostra poesia. Era sicuramente la canzone alla quale pensavamo nei momenti in cui sentivamo di essere davvero felici insieme. Non credo nemmeno che qualcuno sapesse che quella fosse la nostra canzone e forse neanche noi lo sapevamo, tranne nei momenti in cui la ascoltavamo e la sentivamo nostra. 
Quando ho cominciato a sentire questa canzone più legata ad altri momenti, momenti che vivevo da sola, quando poi un insieme non esisteva più, questa canzone è diventata la frecciata lanciata in un insano tentativo di recriminare sulla mia decisione di aver scelto una felicità potenziale ad una infelicità futura. 

Durante l'anno che ho passato al Master, per diverse mattine mi svegliavo con la mia amica Cauliflower  e, via Virgin Radio, ascoltavamo "Walk on the wild side" e cominciavamo a cantarla col tipico doo do do, mentre ci preparavamo tra il bagno e la camera da letto ad affrontare una giornata dura di studio e ostacoli da saltare. Dopo un po' è diventata una delle nostre canzoni. Ma chi è che invece ha detto che solo le coppie hanno le loro canzoni? Ho sempre associato la musica alle persone, ai luoghi e alle situazioni e una canzone fa parte del linguaggio segreto tra due persone. Ogni volta che sento il doo do do penso al mio Cauliflower e a quanto è stato bello passare un anno matto, disperato e pieno di amicizia. 

Del buon Lou Reed conosco anche altre canzoni, ma queste due rappresentano chi sono stata e chi sono adesso e per uno strano segno del destino sono legate a due persone che portano persino lo stesso nome. E se alla fine, quando ascoltavo Perfect Day,  pensavo che non sarei mai più riuscita a vivere una giornata così ed era diventato il simbolo della me svuotata di ogni piccola emozione; sono poi riuscita a "take a walk on the wild side" da sola, ma accompagnata da una persona meravigliosa.

Oggi Lou Reed è morto e su Faccialibro tutti hanno pubblicato queste canzoni, che alla fine sono pure le più famose, ma io da una Londra in attesa di una tempesta come non si vede dal 2007 e che tarda ad arrivare, ho preferito sentirlo dirmi che è tempo di andare, di dire Goodbye.

Lo so Lou, che ci sono generazioni di persone che hanno vissuto le tue canzoni sulla pelle, ma questo renderà immortali le tue canzoni. La vita fa giri stranissimi e alla fine ti ritrovi esattamente dove dovevi essere.




Good Woman - Cat Power


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I want to be a good woman
And I want, for you to be a good man.
This is why I will be leaving
And this is why, I can't see you no more.
I will miss your heart so tender 
And I will love
This love forever

I don't want be a bad woman
And I can't stand to see you be a bad man
I will miss your heart so tender
And I will love
This love forever
And this is why I am leaving
And this is why I can't see you no more
This is why I am lying when I say
That I don't love you no more

Cause I want (to) be a good women
And I want for you to be a good man

You know where to find me


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Ho passato il pomeriggio in ufficio, per preparare la lezione che terrò la settimana prossima alle mie sette classi. Oggi ha piovuto e quando sono entrata nel Queens' Building c'era un timido tentativo di miglioramento, che di solito non è mai molto credibile. Sono uscita e non c'era più una nuvola. Stasera è una di quelle così tremendamente chiare e luminose da valere da sola tutti i giorni di grigio monotono. Sono andata a fare un po' di spesa per la casa e pensavo che poco più di un mese fa ero in estate e adesso non ricordo più l'ultima volta che ho messo le gambe da fuori. I week-end sono pericolosi, perché in cinque giorni corri e hai tanti intoppi da districare e cose da imparare, mentre in questi due giorni riesci a sentire tutta la solitudine dell'expat e c'è il pericolo che esploda. Ho degli amici qui, si esce, si chiacchiera, ma è l'assenza delle persone che conoscono tutta la mia storia, quelle poche persone che non hanno bisogno di spiegazioni e con cui condivideresti ogni piccola piega di questa nuova vita e di cui ti stai perdendo gran parte della loro vita. 
Oggi ho visto una persona che me ne ha ricordata un'altra. Mi sono girata a guardarla convinta che fosse proprio lei, ma era impossibile. Era uno di quegli episodi che aprono un vortice di persone e sono tornate a galla emozioni lontane e, complice il cielo di una sfumatura meravigliosa e interrotto solo dalle luci dei grattacieli della City, ho pensato che avrei potuto camminare per una Mile End qualsiasi per tutta la vita, da sola. Mi sarei presa un abbraccio volentieri, perché nessuno dovrebbe sentirsi solo, ma ho guardato la luna generosa nel cielo e non ero la sola a farlo.

Ho ascoltato questa canzone e mi è venuta voglia di suonare il mio pianoforte, ma l'unica tastiera che posso far suonare è quella del mio Macbook.


Could you repeat, please?


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La lingua è un problema. Non so dopo quanto tempo ci si abitui. Tutto sommato il grosso lo afferro e comincia ad essere meno frequente il numero delle volte in cui sono costretta a chiedere di ripetere. Mi abitui ad accenti e velocità, anche se prima di rispondere passano quei tre secondi in cui il mio cervello elabora velocissimamente le informazioni e poi si attiva rispondere; nel frattempo fisso il mio interlocutore e sembra che avanti ai miei occhi compaia la clessidra di Windows del caricamento e non è detto che poi sappia spiegarmi al 100%.

Ieri sera sono andata in un pub con degli amici/colleghi ed ero veramente stanca, ma ho trascorso una bella serata, nonostante chiacchierare in inglese sia ancora qualcosa che mi richiede uno sforzo. Ieri avevo vicino a me una persona ed entrambi avevamo difficoltà di comunicazione in inglese, così c'è stato un po' di quel silenzio imbarazzante, nonostante abbia avvertito la voglia di chiacchierare. E ho pensato che fosse proprio un problema che non fosse italiano e forse lui ha pensato lo stesso di me che non ero del suo Paese. Forse è questo che blocca i rapporti in questa città: la gente è così diversa l'una dall'altra che alla fine non si riesce a superare questo muro che può diventare il riuscire a gestire solo una conversazione semplice e banale. 
Devo lavorarci un po' su.

"Perché voi siete di quelli che non hanno Paura"


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I giorni prendono forma piano piano, anche il tempo corre velocissimo. Questa è la fine della mia terza settimana qui a Londra. Sto cominciando a non perdermi più e a fare a meno della mappa della tube, ma benedetto chi ha inventato Google Maps e gli smartphone!Cammino tanto perché all'inizio di questa settimana abbiamo avuto la pessima notizia che la trattativa per la casa per cui avevamo firmato il pre-contratto è sfumata. Ci siamo ritrovati nuovamente in mezzo a Gumtree, Spareroom e Easyroomate. Un incubo di telefonate, spelling e appuntamenti saltati perché non si sa per quale fenomeno spazio-temporale le stanze andavano via. Gente che voleva piazzarti cessi. Giovani, persino italiani, che provano a convincerti che l'assenza del soggiorno e di un tavolo in cucina in una casa è il "London style", si mangia in camera. Ma anche no. Domani mattina c'è di nuovo il terrore di un buco nell'acqua. Magari la prossima volta che scriverò un post sarà altrove e non diciamo più niente.

In questi giorni a Lampedusa è successa una cosa molto brutta e mi è arrivata solo l'eco di certe idiozie che hanno detto in Italia. Mi sono chiesta cosa accomuna me e una qualsiasi delle persone che sono affogate e che forse non si troveranno mai più, inghiottite dal mare. Tante speranze, poche o nessuna alternativa nel Paese di partenza e alla partenza. 
Sostanzialmente la differenza sono i soldi, l'essere nata quegli X chilometri più a Nord, il mio biglietto Easyjet, i trasferimenti monetari dei miei genitori in caso di necessità, Skype, un contratto che mi aspettava, uno forse rinnovato, la possibilità di scegliere, anche se ho avuto e sto avendo tante difficoltà.
E' inutile fare i politically correct: la vera differenza la fanno i soldi, perché loro  probabilmente sono, erano, più forti fisicamente e psicologicamente di me, forse più preparati, laureati, speranzosi, innamorati, desiderosi di dare una svolta alla loro vita anche più di me, perché io un posto per tornare ce l'ho e loro invece no. Sono emigrata per scelta, nonostante tutto, mentre loro chissà se l'avrebbero fatto se avvessero potuto scegliere. 

Si possono sprecare tante parole: essere emigranti non è facile, a partire da una lingua che ti impedirà sempre di capire e comunicare al 100%, e chi parte non torna mai come era all'inizio.
Io ho sul mio desktop la foto pubblicata qui sotto. Ho un biglietto aereo prenotato per il 17 dicembre per passare Natale con chi amo. 

Loro non arriveranno mai, non torneranno mai.