Archive for 2013

Delle caramelle gommose...


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Né io, né mia sorella siamo state cresciute con vizi. Mia mamma è ancora oggi una strenua opponitrice dei grassi idrogenati, cosí niente merendine e/o patatine fritte confezionate, da piccole. Io e mia sorella risolvevamo comprando ogni tipo di schifezza quando mamma era costretta a lasciarci dalla nonna. 
Alla fine cresci con il desiderio di quelle cosacce e quando le mangi sembra sempre che il senso di colpa si depositi sul tuo fegato. Ancora oggi mangiamo patatine di nascosto, quando siamo a casa dei nostri genitori. 
E` facile assistere nei supermercati a scene di bambini che chiedono caramelle o junk food alle mamme e a mamme che negano o accondiscendono pur di non ascoltare i piagnucolii. Che io ricordi, difficilmente chiedevamo o davamo fastidio e aspettavamo le feste comandate per ricevere il nostro paradiso di zuccheri complessi. 

Oggi sono andata al supermercato con mia madre e nel reparto dei dolciumi mi faceva vedere le caramelle e mi chiedeva se ne volessi e mi ripeteva di prendere qualsiasi cosa mi piacesse. La verità è che non ho preso niente ed ero anche un po` in imbarazzo, dal momento che nel supermercato non eravamo sole e ho 27 anni e in valigia non posso mettere niente e non è il caso di imbarcarlo come grasso in eccesso, ma anche perchè ho una casa e posso comprare le cose che voglio  in un Paese dove beccarsi il diabete sembra un sport nazionale. Siamo comunque uscite da lí con un kg di caramelle gommose che mi sono ritrovata sulla scrivania. 

Mi sarebbe piaciuto vivere questa scena vent`anni fa, o almeno dire alla me di vent`anni fa che un giorno avrei vissuto quella scena.


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the year of letting go, of understanding loss. grace. of the word ‘no’ and also being able to say ‘you are not kind’. the year of humanity/humility. when the whole world couldn’t get out of bed. everyone i’ve met this year, says the same thing ‘you are so easy to be around, how do you do that?’. the year i broke open and dug out all the rot with own hands. the year i learnt small talk. and how to smile at strangers. the year i understood that i am my best when i reach out and ask ‘do you want to be my friend?’. the year of sugar, everywhere. softness. sweetness. honey honey. the year of being alone, and learning how much i like it. the year of hugging people i don’t know, because i want to know them. the year i made peace and love, right here.

-Warsan Shire

Struffoli


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Gli struffoli sono un dolce tipico natalizio delle mie zone. A me, come sono preparati di solito, non piacciono molto, li preferisco senza condimento, cioè senza il miele che li rende azzeccosi ed ingestibili. Oggi è 23 ed è il giorno giusto per partire ad impastare e scrivo la ricetta qui sul blog perché è una ricetta non troppo difficile che potrei riproporre a Londra: dove sta scritto che vanno fatti solo a Natale?

Alla fine sono gli ingredienti la parte più importante, il procedimento è sempre lo stesso.
Per 5 persone:
500gr farina,
75gr zucchero,
75gr olio
10gr sale,
4 uova,
2 grammi ammoniaca,
un poco di anice.

Il problema è che non so dove comprare l'ammoniaca in UK e soprattutto non posso comprare una bottiglia di anice, soprattutto perché quando vado a comprare dell'alcohol dovrei portare il passaporto, visto che non credono mai che abbia 27 anni. Proverò senza queste due cose e vedremo cosa ne uscirà.

Per la frittura, se non si lavora in coppia (e nel mio caso Mamma friggeva), conviene fare prima tutte le pallette e poi friggere in abbondante olio. "Mangiann' e frienn'" si dice da queste parti, appena cotti sono divini.


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"Ci sono troppe cose di cui dobbiamo
occuparci ogni giorno, troppe cose nuove da imparare. Nuovi metodi,
nuove nozioni, nuove tecniche, nuove parole... E tuttavia
ci sono esperienze che, per quanto tempo possa passare e per
quante cosa possano accadere nel frattempo, non si riescono 
a dimenticare. Ricordi che non si sbiadiscono. Eventi che rimangono
dentro come pietre miliari."
Murakami Aruki, daKafka sulla Spiaggia)

Eterno ritorno


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Il mio parrucchiere mi ha detto che Londra mi fa bene, mi ha vista serena e rilassata. E' vero, lo sono, sono in vacanza. Nel viaggio di ritorno in treno un vecchio mi ha abbordata e ha voluto fare conversazione. Mi ha fatto un sacco di complimenti e devo dire che mi ha fatto un certo effetto quando ho detto "vivo e lavoro in Inghilterra". Poi è sceso e nel frattempo era salito un ragazzone con gli occhi verdi con cui ho scherzato quando il vecchio è sceso. Io ho messo su la musica, ma quando ho visto il mare, mi è scappato di sorridere e così lui ha cominciato a parlare. Si è pure presentato e alla fine scendeva alla mia fermata, voleva offrirmi un caffè, ma io avevo voglia di tornare a casa e poca voglia di conversare. Mi ha salito la valigia su per le scale ed è stato proprio gentile, io non ci sono proprio abituata a questo tipo di attenzioni.
In realtà viaggiavo leggera e pensavo davvero a come sarebbe stato rivedere qui tutto.
La verità è che è tutto esattamente uguale, solo che adesso ho una casa anche a migliaia di chilometri da qui, il mio letto, le mie lenzuola, i miei vestiti e se sono così tranquilla è anche perché so che là tornerò.


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"

A serious girl, when she finds someone who calms her spirit and quiets her busy thoughts, will love you so fiercely, it will defy even her own logic and reasoning.



"è quasi casa, è quasi amore"


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E quindi domani si torna a casa. La mia professoressa di Italiano al Liceo diceva sempre che le frasi non vanno mai cominciate con la "e" congiunzione, perché prima c'è un punto e il punto stoppa ogni possibilità di unione. Però poi diceva che usarla così era una licenza poetica e allora io la usavo perché amo i punti e gli elenchi puntati, ma cominciare con una congiunzione significa che no, niente è per sempre, niente è staccato, c'è sempre qualcosa da unire o qualcosa che non si dimentica.
E quindi domani si torna a casa; a quest'ora domani starò mangiando una pizza, sarò a Napoli nella casa dove ho vissuto i nove mesi più stressanti e sereni dell'ultimo decennio. Torno a casa da quel 14 settembre, in cui sono arrivata all'aeroporto e avevo due valigie di sogni. Ho passato qui questi primi tre mesi, difficili e pieni di soddisfazioni. Torno a casa e temo di non sentirmi a mio agio, di non riuscire a rivedere tutti, di non accontentare tutti, insomma, le solite fisime di una vita. "Il problema è che non so dire di no" ho detto al mio Boss, quando mi ha detto che era impressionato dal lavoro che avevo fatto e da come lo avevo svolto e mi ha detto che dovrei imparare e io gli ho detto che non è la prima volta che lavoro e "The fact is that people trust me, give me responsabilities and at the end of the story I have to handle everything" e lui mi ha detto che mi capiva molto bene, me l'ha ripetuto un paio di volte. 
Ho pochi giorni da passare a casa, tutto sommato, un altro aereo mi aspetta e mi aspetta un semestre ancora più complesso in cui dovrò giocarmi di nuovo le poche carte che ho. Mi sembra una vita da quando ho respirato aria napoletana, mi sembra ieri.

Fog Part II


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It was so frustrating today. I invigilated for an associated exam, that means Erasmus students doing exams. There were 20 people and I spent two hours just looking at them while they were writing. Bloodly boring. There were only two guys who tried to cheat and they were Italian. It was disappointing so I told them "stop behaving like Italians" in Italian. If your behavior is bad it becomes so easy to point out how "Italian" you are. After having invigilated I had other administrative tasks and so going up and dow in the Department.  I eventually went to my Boss' lecture. At the end of class he always wants to talk with me and I am not so happy since my English really sucks at end of the day. By the way, we talked about Japan and then told me he is going to give a special feedback to the Head of School about me and my work. He repeated three times that I deserve it. I tried to play down the importance of what I've done, especially because this is the only way I know to do my job. Yesterday I was so tired as to cry and today I was walking listen to my music and smiling, and it's not just because he is a big wig, but because I used my usual approach and even if he is a kind of genius, he has also some weakness. 

Never underestimate the power of empathy.

Fog


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Ieri e' stata una giornata davvero particolare. La nebbia e' calata su Londra come non si era vista da parecchio e tutto era grigio. I soliti grattacieli erano nascosti e sembrava un paesaggio nuovo, tutto piu' silenzioso e anche un po' tetro, visto che non si vedeva piu' lontano di 50metri. E' stata una giornata lunga e pesante a lavoro. Ho avuto a che fare un professore che era "such a dick" e sono corsa avanti e indietro nel campus per tutto il pomeriggio. Parecchia fretta per finire le correzioni dei compiti. La mia supervisor si fida di me e sono diventata la sua confidente, il che mi onora ma mi ruba parecchio spazio, tempo e fatica mentale. Ho finito la giornata col mio Boss e ho lasciato l'ufficio quasi alle 22. The Cooperative stava per chiudere e cosi' per la seconda volta in 15gg sono rimasta senza latte. Quando stavo tornando a casa ero un po' triste perche' mi sarebbe piaciuto tornare a casa dove dove qualcuno mi avrebbe abbracciata senza chiedere niente piu' e invece sono tornata a casa e il mio coinquilino, vedendomi seduta sul divano con ancora addosso il giubbino, mi ha chiesto "ma perche' che hai fatto oggi?". E pensare che lavoriamo nello stesso posto. L'altro coinquilino invece voleva che andassi nella sua stanza ad ascoltare il racconto della sua uscita con la prof di cui e' ta. E si', lavoro anche con lui. Non so la gente che pensa, come ragiona. Ero distrutta e se non mi fossi chiusa nella mia camera mi avrebbero ammorbato ancora con le loro cose. 


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"Sei uno che per principio non s'aspetta più niente da niente.
Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa di esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio. Questa è la conclusione a cui sei arrivato, nella vita personale come nelle questioni generali e addirittura mondiali. "

Italo Calvino - " Se Una Notte D'Inverno Un Viaggiatore"


"Let's finish what we've started"


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Tornare nel posto che ha letteralmente cambiato la tua vita non e' mai facile. La verita' e' che quest'estate ero con sorella, c'era il mio compleanno e c'era questo grande passo di nuova vita a Londra a un passo dal venire. E' stato uno dei viaggi piu' straordinari che abbia mai fatto, ma era una vera e propria vacanza.
Questo week end e' stata una nuova prima volta. Ho dormito nel letto in cui ho scritto la mail che ha spezzato la catena che mi stava soffocando. Ho reincontrato l'amica V. nel posto in cui eravamo solite darci appuntamento per uscire. C'erano le luci di Natale, i mercatini, tantissima gente. Entrambe avevamo i nostri giubbini pesanti e le nostre vite nuove di zecca. Entrambe con i brividi nel rivedere quei posti cosi' importanti per noi, cosi' meravigliosi e anche un po' dolorosi. C'era una black forest hot chocolate a coccolarci, il nostro Costa Caffe' in Piccadilly.  "Just because everything's changing doesn't mean it's never been this way before." Ho trascorso due notti a chiacchierare, a parlare, sedute sul letto con un barattolo di cioccolatini. Questi mesi qui mi hanno resa molto indipendente. C'e' stato un momento della mia vita in cui ho pensato che non sarei mai riuscita a stare da sola e questo mi stava quasi distruggendo. In Patria hai il conforto di avere "sotto mano" qualcuno in caso di necessita', ma qui ci sono dei constraints notevoli, tipo il telefono, internet e la dipendenza dallo smartphone. Essere abbracciati, ascoltati, consolati, o semplicemente non dover dimostrare che tutto va ed e' andato sempre bene, manca.  Ho passato ore a guardare una bimbetta di quattro mesi sorridermi. E' stato anche il momento di fare due conti. E mi sono resa conto che sono forte e indipendente e sono anche tremendamente incapace di lasciare che qualcuno si occupi di me. Ho realizzato che sei anni non si chiudono cosi' e non e' per l'amore che non c'e' piu' da un gran bel pezzo, ma perche' non ho proprio la capacita' di "rely on someone else". Cosi' ho persino pianto, quando P mi ha detto "look at you, in this room after one year!" Perche' mi ha fatto l'elenco delle cose che ho fatto e lei si' che ha visto la mia pelle cambiare. It's Lea's time, she said, you are so beautiful, the nicest person I have ever met. E mi sono resa conto che ci sono ancora tante cose su cui devo lavorare.
Ho un paio di calzettini microscopici appesi al letto, vicino al calendario delle cose da fare. E' il mio reminder; "remember to be proud of yourself, next year task will be to be a sexy foxy woman". I'm working on it.




Home is where heart is


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Scrivo questo post su un treno London Euston- Manchester Piccadilly Gardens. Ieri è stato il Thanksgiving Day e io ho avuto una giornata davvero complessa a lavoro, me ne sono ricordata quando il boss ha fatto gli auguri agli studenti, infilandoli in una battuta. 
Sto andando a Manchester da sola, come a giugno 2012; anzi, questo tratto di Inghilterra l'avevo sorvolato su un aereo BritishAirways dove mi avevano offerto un panino con i funghi che non potevo mangiare e che non avevo il coraggio di farmi cambiare. Tornavo a casa, scrivevo una lunga mail sulla bellezza degli aeroporti e quella delle stazioni. Mi stavo riprendendo la mia vita. 
Oggi percorro lo stesso pezzo di England con un treno Virgin, che mi sarei aspettata migliore, dati i  trentaquattro pound del biglietto. Tra un'ora esatta arriverò in quella stazione che conosco così bene, so quale bus notturno prendere e quale porta bussare, quale abbraccio familiare mi accoglierà.
Stamattina, tra un impegno e l'altro, due impiegati amministrativi stavano arredando l'ufficio e facevano l'albero. Mi hanno chiesto se volessi aiutarli e io mi sono fermata, perché manca meno di un mese a Natale e a casa mia non ci sono ancora decorazioni. Casa mia.
In alcuni dei blogs che seguo, ieri sono stati pubblicati post di ringraziamento. E allora questo post, scritto su un seggiolino orientato in senso opposto alla direzione del treno, sarà post-datato a ieri. 
So, thank you for all my homes. Grazie per le mie case. Grazie per la home che mi aspetta al paese, la casa dove continuerò a fare l'albero e il presepe, probabilmente litigando e rivivendo sempre le stesse emozioni. Grazie perché mi aspetta da tre mesi il 17 di Dicembre e sempre rimarrà il nido dove tornare. Grazie alla mia Clichy home, il posto in cui voglio tornare la sera e da cui ogni mattina mi allontano sorridendo alla vita, non sempre semplice, che sto vivendo. Grazie alla mia Queen home, il posto dove sto crescendo come persona, che permette di camminare con le mie gambe, che mi dà continuamente nuove opportunità, in cui ho incontrato amici. E si sa che, quando espatri, gli amici diventano la famiglia, l'emergency number in caso di bisogno. Grazie per la  home in cui sto per tornare, dove so che troverò sempre calore in questo Paese così bagnato.
Ho sempre pensato che non sarei riuscita mai a sentirmi a casa da qualche parte e invece ho capito che non potrò mai considerare solo un posto casa mia, ma avrò sempre un pezzo di cuore ovunque.

Teaching evaluation questionnaires


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Ai nostri studenti sono stati dati i questionari di valutazione dei docenti in cui c'è un piccolo riquadro che riguarda i teaching assistants, cioè me e i miei colleghi. Ho 336 studenti divisi in sette classi e li incontro anche quando il professore fa lezione. Con me c'è un'altra teaching assistant che ha un altro corso e quasi la metà dei miei studenti. Dividiamo lo stesso "module convenor", ma io sono pagata a contratto e lei è una gran bella phd student iraniana di 32 anni, che viene pagata ad ore.
Ho visto i questionari dei suoi studenti e nei commenti hanno scritto che è bella e hanno segnato "very good", qualcuno ha scritto che non sorride mai e c'erano anche dei "poor".
Nei miei questionari (che ho controllato anche se non avrei dovuto), un paio di persone hanno scritto "average" e poi tutti good and very good, anche quando il professore riceveva voti bassi. Nessuno ha scritto che ero bella, ma ho trovato un excellent teaching e parecchia soddisfazione. Certo, se fossi stata alta, bionda e magra come la mia collega avrei avuto i miei voti positivi con grande facilità. Solo che sono bassa  e sembro una ragazzina. Vedo però le facce dei miei studenti che mi fermano per i corridoi e sanno chi sono e mi parlano di loro. Vedo i cinesi, così chiusi e rispettosi, rispondere al sorriso che ho sempre e non avere più timore di rispondere in aula, soprattutto le ragazze. E sì, il mio big-boss-manager-della-City ignora continuamente la mia collega, fidandosi solo di quello che gli dico io e comportandosi come se esistessi solo io. 
Nei miei 27 anni ho visto andare avanti (e a volte passarmi avanti) molte persone solo per l'aspetto fisico, ma leggere che i miei tutorials sono ben spiegati vale molto di più che ricevere "the beauty of the tutor" come risposta alla domanda "qual è la cosa migliore del corso". Costa molta più fatica, tempo e pazienza, spero che nel lungo periodo porti frutto.

Everybody, everybody wants to love Everybody, everybody wants to be loved...


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Succede che il tuo Boss, un giovane 35enne top manager nella City, ti risponda ad una mail dal suo indirizzo di posta privata e tu, senza esitazioni, lo googli, perché la curiosità è donna e perché, alla fine, pure tu usi diversi indirizzi per diversi scopi e chissà se.
Succede che scopri che il tuo Boss, super-figo-atletico-tutto-soldi-e-successo, sia su un sito di appuntamenti per cercare una relazione a lungo periodo/moglie.
Succede che l'idea che ti eri fatta sui gusti e la persona sia esattamente quella della descrizione, e che adesso capisci il motivo di certe domande e del perché vi intendiate, l'unico errore di valutazione che hai commesso riguarda la facilità con cui è capace di trovare una donna. 
Succede che ti rendi conto che non è possibile capire cosa serva per trovare quella/o giusta/o e che forse è soltanto una questione di culo. Se non ci riesce lui, figurati se ci riesci tu, ma questo può renderti stranamente ottimista: tutto sommato la maggioranza è sulla stessa barca.

La Noyee - Yann Tiersen


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Ho sempre avuto un senso critico molto sviluppato; qualcuno le chiamerebbe analytical skills , che Wikipedia identifica come "the ability to remain neutral, quickly identify the problem, then offer sound rational solutions omitting emotion by use good reasoning in analyzing a situation and also the ability to problem solve." C'è sempre una certa neutralità in ogni mia relazione sociale, una sorta di zona grigia che pongo tra me e le persone e che mi serve per osservarle da una distanza oggettiva. Ha sempre funzionato, perchè questo mi ha salvata da ogni tipo di dipendenza emotiva e/o affettiva e ogni forzatura di questa distanza si è trasformata in un'invasione che ho sempre arginato allontanandomi di più. Mi hanno anche incolpata di essere poco affettuosa e, da qualche parte in questo blog l' ho già scritto, di non riuscire ad accettare le imperfezioni del mondo.
So di avere una notevole capacità di rimanere neutrale, una volta mi attaccarono persino accusandomi di non prendere mai posizione, di mon avere una idea sulle cose. 
In realtà ascolto tutto e analizzo constantemente. Le persone e il loro modo di agire non sono difficili da prevedere ed anticipare, se si riesce ad osservare con calma. Anche qui, tutti tendono a fidarsi di me e raccontarmi dei loro problemi perchè la maggior parte delle persone adora essere ascoltata, ma se parlassero ad un muro sarebbe ugualmente soddisfacente per loro No, non è una opinione negativa sull'umanità, d'altra parte piace anche a me essere ascoltata. 
Difficilmente rimango stupita dai comportamenti umani, perchè tutti agiamo secondo incentivi e una volta capiti quali questi possano essere, hai chiaro in mente di chi ti puoi fidare e di chi no, quali sono i loro limiti.
La gratuità non esiste, o almeno io l' ho vista pochissime volte. E quando l'ho ricevuta da chi nemmeno poi avevo sufficientemente osservato, mi ha destabilizzato, perché è davvero più unica che rara. Come la riconoscenza. Temo sempre di rimpicciolire  troppo la mia zona di protezione, quando qualcuno fa qualcosa per me, gran parte di chi mi sta intorno mi considera un muro di gomma, senza possibilità di danno, senza nemmeno il diritto ad avere le palle girate senza senso. Comunque queste due qualità, gratuità e riconoscenza, controbilanciano l'asetticità delle mie analytical skills. Faccio le cose senza dover avere necessariamente qualcosa in cambio e so essere riconoscente.
L'aver espatriato ha ridimensionato molti rapporti e non posso negare la delusione nei confronti di alcuni. Chi mi conosce sa la difficoltà che ho nel rimpicciolire la zona grigia, ma è anche e soprattutto colpa mia, che do l' impressione di farmi trovare sempre dalla stessa parte, come se niente fosse cambiato. Certo, se allontanti le persone dal tuo nucleo, alcune di esse sono cosí piene di sè che nemmeno se ne accorgono.

From Tate Modern Museum, London


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Il mio corpo che cambia...


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Avevo in testa di cucinarmi uno spaghetto ai frutti di mare da almeno una settimana. Quale giorno migliore se non il primo in cui sono rimasta sola a casa mentre i miei due coinquilini ripartivano per l'Italia? Ho goduto di quel piatto che non odorava davvero di mare, ma era qualcosa che lo ricordava e neanche troppo lontanamente. 
Ieri ho avuto una reazione allergica. E il mio corpo cambiava e sentivo che c'era qualcosa che non andava. Ho rassicurato le persone che non avrebbero dovuto preoccuparsi e ho fatto il numero di un amico per chiedergli di accompagnarmi al pronto soccorso. Avevo visto il mio corpo invaso da macchie rosse e pruriginose, sempre più aggressive. 
Sono in terra straniera. La lingua dei medici non è la mia lingua. Le regole degli ospedali non sono le mie regole. Ho telefonato alla mia supervisor e il cellulare era spento, avevo altri numeri in rubrica, ma per fortuna il secondo della lista si è precipitato. Sarei andata da sola, ma quando ho visto la mia schiena e la mia faccia cambiare colore ho avuto paura e ho pensato che avevo bisogno di qualcuno, di qualcuno che parlasse la mia lingua,  che sapesse chi sono e potesse aiutarmi giusto in caso.
E' andato tutto bene e sto prendendo i primi antistaminici della mia vita. Non so se davvero siano stati i frutti di mare a farmi male o una serie di sfortunate coincidenze che hanno fatto esplodere la reazione. C'è il fatto che il mio corpo adesso è continuamente esposto ad agenti diversi. Ed è vero che l'Inghilterra è un Paese sviluppato, ma c'è una quantità impressionante di persone da tutte le parti del mondo e ci sono cibi e cose che non ho mai provato. E a cui devo abituarmi. La mia orticaria come la più tipica delle diarree del viaggiatore.
Il Sistema Sanitario Nazionale Inglese mi ha permesso di essere visitata e curata gratuitamente e mi hanno dato anche le medicine di cui ho bisogno. 
Stamattina sono andata a prendere appuntamento per farmi registrare come nuova paziente nella clinica dei GP della mia zona. Non ho mai avuto bisogno del medico generico in Italia, ho sempre goduto di una salute resistente e figuriamoci che potevo saperne di allergie. Ma il corpo cambia e bisogna ascoltarlo. 

Oggi quando sono uscita dall'Università c'era stato un incidente ed un ciclista è morto. La zona era stata transennata e il corpo coperto, ma lo zaino nero e la bicicletta accartocciata erano ben visibili.

Poteva venirmi uno shock anafilattico e non avere il tempo di chiamare nessuno. Potevo passare la serata da sola nella waiting room di un ospedale pulito e con le sedie e qualche parete di un delizioso verde lime. Poteva non succedermi niente. Potevano accadere tante cose, ma io adesso ho la mia bella tazza di tea, i minimuffins, la casa tutta per me, la musica e il caldo del mio salotto e la mia pelle del mio bianco naturale.

Per qualcuno  da oggi, quel punto di Mile End, esattamente fuori alla facoltà di Ingegneria, rimarrà per sempre il luogo dove ha perso una persona cara. Io mi ricorderò, in quel punto, del giorno in cui sono guarita da una reazione allergica e posso stare qui a scriverne. We are so breakable.

St. Paul's Cathedral, London, today


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31 ottobre/6 novembre 2013 31 Compiti per tutti. Qual è la morte migliore che hai vissuto?Medita sulla morte come metafora della liberazione da tutto ciò che è logoro e consunto. Qual è la morte migliore che hai vissuto?

Il buon Rob Brezsny suggerisce questo simpatico esercizio per questa settimana. 
Una persona che conoscevo una volta mi insegno' "il gioco delle piccole morti", che consiste nel regalare cose a cui siamo affezionati a persone importanti, cosi' da slegarci dalla dipendenza dalle cose. Non ricordo quante volte abbia giocato alle piccole morti, ma e' anche vero che non sono mai stata particolarmente legata agli oggetti e, forse, nemmeno alle persone.
Pero' me la ricordo la morte migliore che ho vissuto ed era un nove luglio, c'era un bus e un bacio d'addio e poi una lunga mail e un invio che e' stato davvero una resurrezione. Da quel momento niente e' stato piu' lo stesso e dopo piu' di un anno posso dire che non c'e' piu' niente di logoro e consunto nella mia vita. 

Lou Reed died today


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"Goodnight sweet ladies
ah, ladies goodnight
It's time to say
goodbye, bye-bye"

Dicono che ogni relazione abbia una canzone che ne faccia da colonna sonora. Non so chi lo dica, ma sembra quasi che senza una canzone del cuore, non ci sia una relazione seria. Io non l'avevo, o almeno non l'ho avuta per parecchio tempo. Poi, dopo una serie di giornate trascorse davvero perfette che finivano con la solita canzone di chiusura, sembrava proprio che "Perfect day" di Lou Reed fosse la nostra poesia. Era sicuramente la canzone alla quale pensavamo nei momenti in cui sentivamo di essere davvero felici insieme. Non credo nemmeno che qualcuno sapesse che quella fosse la nostra canzone e forse neanche noi lo sapevamo, tranne nei momenti in cui la ascoltavamo e la sentivamo nostra. 
Quando ho cominciato a sentire questa canzone più legata ad altri momenti, momenti che vivevo da sola, quando poi un insieme non esisteva più, questa canzone è diventata la frecciata lanciata in un insano tentativo di recriminare sulla mia decisione di aver scelto una felicità potenziale ad una infelicità futura. 

Durante l'anno che ho passato al Master, per diverse mattine mi svegliavo con la mia amica Cauliflower  e, via Virgin Radio, ascoltavamo "Walk on the wild side" e cominciavamo a cantarla col tipico doo do do, mentre ci preparavamo tra il bagno e la camera da letto ad affrontare una giornata dura di studio e ostacoli da saltare. Dopo un po' è diventata una delle nostre canzoni. Ma chi è che invece ha detto che solo le coppie hanno le loro canzoni? Ho sempre associato la musica alle persone, ai luoghi e alle situazioni e una canzone fa parte del linguaggio segreto tra due persone. Ogni volta che sento il doo do do penso al mio Cauliflower e a quanto è stato bello passare un anno matto, disperato e pieno di amicizia. 

Del buon Lou Reed conosco anche altre canzoni, ma queste due rappresentano chi sono stata e chi sono adesso e per uno strano segno del destino sono legate a due persone che portano persino lo stesso nome. E se alla fine, quando ascoltavo Perfect Day,  pensavo che non sarei mai più riuscita a vivere una giornata così ed era diventato il simbolo della me svuotata di ogni piccola emozione; sono poi riuscita a "take a walk on the wild side" da sola, ma accompagnata da una persona meravigliosa.

Oggi Lou Reed è morto e su Faccialibro tutti hanno pubblicato queste canzoni, che alla fine sono pure le più famose, ma io da una Londra in attesa di una tempesta come non si vede dal 2007 e che tarda ad arrivare, ho preferito sentirlo dirmi che è tempo di andare, di dire Goodbye.

Lo so Lou, che ci sono generazioni di persone che hanno vissuto le tue canzoni sulla pelle, ma questo renderà immortali le tue canzoni. La vita fa giri stranissimi e alla fine ti ritrovi esattamente dove dovevi essere.




Good Woman - Cat Power


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I want to be a good woman
And I want, for you to be a good man.
This is why I will be leaving
And this is why, I can't see you no more.
I will miss your heart so tender 
And I will love
This love forever

I don't want be a bad woman
And I can't stand to see you be a bad man
I will miss your heart so tender
And I will love
This love forever
And this is why I am leaving
And this is why I can't see you no more
This is why I am lying when I say
That I don't love you no more

Cause I want (to) be a good women
And I want for you to be a good man

You know where to find me


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Ho passato il pomeriggio in ufficio, per preparare la lezione che terrò la settimana prossima alle mie sette classi. Oggi ha piovuto e quando sono entrata nel Queens' Building c'era un timido tentativo di miglioramento, che di solito non è mai molto credibile. Sono uscita e non c'era più una nuvola. Stasera è una di quelle così tremendamente chiare e luminose da valere da sola tutti i giorni di grigio monotono. Sono andata a fare un po' di spesa per la casa e pensavo che poco più di un mese fa ero in estate e adesso non ricordo più l'ultima volta che ho messo le gambe da fuori. I week-end sono pericolosi, perché in cinque giorni corri e hai tanti intoppi da districare e cose da imparare, mentre in questi due giorni riesci a sentire tutta la solitudine dell'expat e c'è il pericolo che esploda. Ho degli amici qui, si esce, si chiacchiera, ma è l'assenza delle persone che conoscono tutta la mia storia, quelle poche persone che non hanno bisogno di spiegazioni e con cui condivideresti ogni piccola piega di questa nuova vita e di cui ti stai perdendo gran parte della loro vita. 
Oggi ho visto una persona che me ne ha ricordata un'altra. Mi sono girata a guardarla convinta che fosse proprio lei, ma era impossibile. Era uno di quegli episodi che aprono un vortice di persone e sono tornate a galla emozioni lontane e, complice il cielo di una sfumatura meravigliosa e interrotto solo dalle luci dei grattacieli della City, ho pensato che avrei potuto camminare per una Mile End qualsiasi per tutta la vita, da sola. Mi sarei presa un abbraccio volentieri, perché nessuno dovrebbe sentirsi solo, ma ho guardato la luna generosa nel cielo e non ero la sola a farlo.

Ho ascoltato questa canzone e mi è venuta voglia di suonare il mio pianoforte, ma l'unica tastiera che posso far suonare è quella del mio Macbook.


Could you repeat, please?


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La lingua è un problema. Non so dopo quanto tempo ci si abitui. Tutto sommato il grosso lo afferro e comincia ad essere meno frequente il numero delle volte in cui sono costretta a chiedere di ripetere. Mi abitui ad accenti e velocità, anche se prima di rispondere passano quei tre secondi in cui il mio cervello elabora velocissimamente le informazioni e poi si attiva rispondere; nel frattempo fisso il mio interlocutore e sembra che avanti ai miei occhi compaia la clessidra di Windows del caricamento e non è detto che poi sappia spiegarmi al 100%.

Ieri sera sono andata in un pub con degli amici/colleghi ed ero veramente stanca, ma ho trascorso una bella serata, nonostante chiacchierare in inglese sia ancora qualcosa che mi richiede uno sforzo. Ieri avevo vicino a me una persona ed entrambi avevamo difficoltà di comunicazione in inglese, così c'è stato un po' di quel silenzio imbarazzante, nonostante abbia avvertito la voglia di chiacchierare. E ho pensato che fosse proprio un problema che non fosse italiano e forse lui ha pensato lo stesso di me che non ero del suo Paese. Forse è questo che blocca i rapporti in questa città: la gente è così diversa l'una dall'altra che alla fine non si riesce a superare questo muro che può diventare il riuscire a gestire solo una conversazione semplice e banale. 
Devo lavorarci un po' su.

"Perché voi siete di quelli che non hanno Paura"


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I giorni prendono forma piano piano, anche il tempo corre velocissimo. Questa è la fine della mia terza settimana qui a Londra. Sto cominciando a non perdermi più e a fare a meno della mappa della tube, ma benedetto chi ha inventato Google Maps e gli smartphone!Cammino tanto perché all'inizio di questa settimana abbiamo avuto la pessima notizia che la trattativa per la casa per cui avevamo firmato il pre-contratto è sfumata. Ci siamo ritrovati nuovamente in mezzo a Gumtree, Spareroom e Easyroomate. Un incubo di telefonate, spelling e appuntamenti saltati perché non si sa per quale fenomeno spazio-temporale le stanze andavano via. Gente che voleva piazzarti cessi. Giovani, persino italiani, che provano a convincerti che l'assenza del soggiorno e di un tavolo in cucina in una casa è il "London style", si mangia in camera. Ma anche no. Domani mattina c'è di nuovo il terrore di un buco nell'acqua. Magari la prossima volta che scriverò un post sarà altrove e non diciamo più niente.

In questi giorni a Lampedusa è successa una cosa molto brutta e mi è arrivata solo l'eco di certe idiozie che hanno detto in Italia. Mi sono chiesta cosa accomuna me e una qualsiasi delle persone che sono affogate e che forse non si troveranno mai più, inghiottite dal mare. Tante speranze, poche o nessuna alternativa nel Paese di partenza e alla partenza. 
Sostanzialmente la differenza sono i soldi, l'essere nata quegli X chilometri più a Nord, il mio biglietto Easyjet, i trasferimenti monetari dei miei genitori in caso di necessità, Skype, un contratto che mi aspettava, uno forse rinnovato, la possibilità di scegliere, anche se ho avuto e sto avendo tante difficoltà.
E' inutile fare i politically correct: la vera differenza la fanno i soldi, perché loro  probabilmente sono, erano, più forti fisicamente e psicologicamente di me, forse più preparati, laureati, speranzosi, innamorati, desiderosi di dare una svolta alla loro vita anche più di me, perché io un posto per tornare ce l'ho e loro invece no. Sono emigrata per scelta, nonostante tutto, mentre loro chissà se l'avrebbero fatto se avvessero potuto scegliere. 

Si possono sprecare tante parole: essere emigranti non è facile, a partire da una lingua che ti impedirà sempre di capire e comunicare al 100%, e chi parte non torna mai come era all'inizio.
Io ho sul mio desktop la foto pubblicata qui sotto. Ho un biglietto aereo prenotato per il 17 dicembre per passare Natale con chi amo. 

Loro non arriveranno mai, non torneranno mai.




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Sono andata a Camden Town e mi sono innamorata. Nonostante fosse un posto pieno di gente, perché di sabato, quella piccola Kasbah così alternativa mi ha rubato il cuore. Ci sono andata senza macchina fotografica, quindi dovrò tornarci assolutamente. All'ingresso del Camden Lock Market c'erano i punk con la cresta enorme che si facevano le foto con i turisti per un pound, un po' come a Roma ci sono i gladiatori che si fanno le foto coi visitatori del Colosseo e si fanno pagare. 
Ogni mondo è paese.

Almond-eyes


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La prima impressione, cheppoi e' stata davvero un'impressione, mi e' venuta nel vedere l'aula piena di studenti asiatici. Molti sono ricchi ragazzi cinesi che desiderano un Master a Londra e noi siamo quelli che possono offrirglielo. Per la prima volta nella mia vita ho sentito descrivere gli studenti come customers. Pagano e vogliono il meglio, dove per meglio si intende "facile". Gli asiatici non ti capiscono, ti guardano smarriti e nei primi tempi pensi che tu non sia capace di spiegarti. In realta' non capiscono, ma hanno un grande rispetto per l'autorita' e cosi' sono persino spaventati dal farti domande. Qui ci sono persone da tutte le parti del mondo e va sempre tenuto in considerazione che il loro background non e' il nostro, le loro abitudini non sono le nostre. Gli asiatici mi sembrano anche super organizzati, camminano tutti con telefonini e tablet e sono pronti a cacciarti il file che hanno scaricato e qui l'Universita' mette tutto on-line. Tutto, ma proprio tutto. 

Io, per il momento ho ancora difficolta' con la tastiera.

La casa


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Mi ero preparata ad affrontare la ricerca. Avevo letto e ascoltato testimonianze più meno tutte uguali: è un incubo. Cercare casa a Londra è la cosa peggiore che tu possa fare. La differenza è che fino a che in quell'incubo non ci sei dentro, difficilmente capisci davvero. Credo di aver inviato qualcosa come sessanta messaggi di posta elettronica, visitato una trentina di agenzie in diverse parti di Londra e visto un bel numero di topaie. Ormai il mio numero di telefono inglese potrebbe essere scritto su una porta qualsiasi di un autogrill e comunque non verrebbe contattato, perché qui, ti contattano pure se non hanno niente da farti vedere, ma solo per prendersi i tuoi dati just in case something comes up. Se fossi stata da sola, mi sarei fermata in un angolo della Tube a piangere. E' così frustrante non riuscire a capire che ti dicono al telefono e ripetere sorry, pardon, fino allo sfinimento, perché alla fine lo sai che per loro è scocciante e il tuo futuro dipende dalla loro disponibilità di appartamenti.
Ho messo la firma su un pezzo di carta ed era la prima volta, perché le altre volte era in nero e invece qui il processo di affitto richiede così tante garanzie di pagamento che è meglio mandare il personal banker, piuttosto che andare tu.
Non è tutto sicuro, non lo sarà finché non dormirò per la prima volta nella nuova casa.
Ma almeno per il momento, posso smettere di parlare a telefono.

London, day #1


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Quello che mi ha colpita di più di Londra, quando sono arrivata,  è stata la velocità. Non solo delle persone in strada, ma la velocità nel fare le cose. Sono arrivata a Stansted e il tempo di fare il riconoscimento del passaporto e la mia valigia già girava sul nastro. Sono uscita e l'autista che doveva portarmi in host-family non c'era. Ho telefonato al numero di emergenza e dopo tre squilli mi hanno risposto che l'autista stava arrivando. Avevo il cellulare italiano che non riusciva a trovare subito la rete inglese e loro mi avevano provato a chiamare. Ho aspettato 15 minuti e un gentile signore dall'Afghanistan, in UK da 12 anni e con la famiglia che visita  ("there is a war there") ogni sei mesi, mi ha accompagnata avanti casa. Ho conosciuto la mia host-mother e le biondissime figlie e mi sono misurata con un british accent davvero impressive. Hanno 13 e 11 anni e parlano velocissimo, ma sono gentili e si vede che sono abituate ad avere stranieri per casa. Nel giro di un'ora e mezzo sono andata in banca e se non avessi dovuto aspettare che il mio personal banker (un ragazzo Sikh, con il copricapo, come richiede il suo credo) si liberasse, in un quarto d'ora avrei aperto il mio conto, gratis. Ah, ieri era sabato e sì, le banche sono aperte fino alle 4 pm. In un paese dove la gente lavora Mon-Fri 9am-5pm, è normale che certi uffici rimangano aperti di sabato. E alcune filiali anche di domenica. 
Ho ricaricato monthly la mia Oyster card e ho dovuto solo riempire un form. Ho detto subito all'impiegato che non sono Inglese, così da fargli capire che i cinque secondi in cui il mio cervello registra la domanda, prima di dare una risposta, non sono dati da qualche forma di ritardo mentale, ma solo da uno sforzo continuo di switch di informazioni. Una ragazza molto gentile si è offerta di aiutarmi, ma potevo farcela da sola. Scrivere e leggere non sono un problema da parecchio. Non erano nemmeno le cinque e potevo già muovermi liberamente per la città, lavorare e pagare le mie spese. Di sabato. 
Sì, fa freddo e pioviggina di continuo. Eppure questa città non si perde in chiacchiere. E va bene così.

Itaca


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Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Costantino Kavafis

Leaving New York, never easy...


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"Non ho veramente voluto nulla di tutto questo. Non sono qui per godermi i vantaggi dell'emigrazione. Non mi godrò mai nulla fino in fondo, starò semplicemente qui, in piedi, a sudare, a ricordarvi con la mia lontananza di avere dei rimpianti. Per tutto quello che di bellissimo mi avete tolto. Per tutto quello che avrei potuto fare, essere, avere a casa mia. E anche se qua andrà tutto per il meglio, non sarò mai a casa, e questa lingua non sarà mai mia come tutte queste nuvole. Ma non ve ne fregherà nulla. Mai. Forse un giorno. Quando le vostre città in macerie, puzzeranno di vecchio, e sentirete finalmente la mancanza di tutti quei ragazzi che avete mandato via a calci. Perché credo che sia tutta colpa vostra, di nessun altro. Nessun politico, nessun amministratore, nessun potente ha più colpa di voi. Di noi. Perché mi sento responsabile di questa catastrofe tanto quanto lo siete voi. È ora di ammettere che abbiamo fallito. E che il nostro mondo è crollato. E io non sono che una scheggia andata a infrangersi da qualche altra parte."



"I'm the hero of the story, don't need to be saved"


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Mentre riempio il terzo e ultimo sacco-salvaspazio-salvatutto, leggo che il mio ex-fidanzato le ha prese dopo che aver protestato con un signore che stava fumando in stazione. La città è quella della pizza e dei mandolini e chi ci vive sa quanto sia difficile. Ma io so anche quanto lui sia in grado di provocare, di alzare la voce, soprattutto quando ha ragione. E gli ho visto prendere questioni, quando la maggior parte delle persone avrebbe chiuso un occhio per quieto vivere. Ho avuto paura tante volte, perché la gente è matta e lui non poteva difendersi fisicamente, ma litigava con grande facilità. 
Il giorno che gli rubarono il borsello che aveva lasciato incustodito urlò così forte che mi spaventò tutta quella rabbia che aveva dentro. Pensai che se avesse perso il controllo l'avrei piantato seduta stante. Fu una serata da incubo, che poi si concluse con solo dei soldi in meno, ma tutti i documenti recuperati e lui che mi disse che avrei dovuto lasciarlo se avevo paura a stare con lui. 
Fu la prima volta che parlavamo dell'eventualità di lasciarci. 
Io non sopporto chi alza la voce, non sopportavo quel suo continuo polemizzare, le tirate lunghissime e la sua convinzione che quando è nel giusto (o quello che lui crede tale) possa permettersi tutto, senza pensare alle persone che ha attorno.  Ed io avevo paura a starci perché immaginavo il futuro e la vita che non è facile e la gente che non è sempre buona. Sapevo che non avrebbe mai rivolto la sua rabbia su di me, non litigavamo mai, ma credo che sia stato quello il momento in cui ho iniziato a pensare che non avrei voluto mai dei figli da lui. Era intuito, istinto, una spia luminosa accesa all'improvviso. 
Pensavo che l'amore sarebbe bastato, avrebbe guarito. Poi l'amore può consumarsi e tu ti rendi conto che ti prendi cura e non vieni curata, che non è vero che tutto sommato le cose vanno bene e miglioreranno per virtù di non si sa quale deus ex machina
Anche nella migliore trama, se si spezza un filo e non si rattoppa, finisce che il buchino diventi uno squarcio.

Il mio oroscopo dice: 
"È un buon momento per liberarti di una maledizione che un’anima immatura ti ha scagliato contro tanto tempo fa. Non sto parlando di un vero incantesimo lanciato da un maestro delle arti oscure. Mi riferisco piuttosto a un’accusa ingiusta che una persona istupidita dal suo dolore ti ha rivolto, forse inavvertitamente o distrattamente. A giudicare dai presagi astrali, direi che adesso sei in grado di scacciare questa maledizione per conto tuo, senza l’aiuto di un mago o di una strega. Per capire come devi procedere, segui il tuo intuito. Ti do solo un consiglio per stimolare la tua fantasia: visualizza la maledizione come una rosa rosso scuro e immagina di lanciarla in una vasca di oro fuso."

E io una maledizione l'avevo ricevuta (sebbene non ci creda). Il mio intuito non mi ha mai tradita ed è il mio vero eroe. Non indugerò più ad ascoltare i campanelli d'allarme e soprattutto so cosa voglio.
Adesso sono l'eroina di questa storia, non ho bisogno di essere salvata.




Rainchester 2.0


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Nonostante siano passati circa 14 mesi, quando sono atterrata la sensazione è stata quella di non aver mai lasciato questo posto. Non è cambiato molto, le ragazze hanno una cofana in testa che creano con una specie di spugna e molte volte le extension, mentre sono tutte meno arancioni, forse perché anche qui, quella che chiamano estate, è finita. Ho notato come sia arrivato anche qui l'uso della sigaretta elettrica, sebbene non siano accaniti fumatori. È difficile incontrare gente con la pessima abitudine di fumare mentre cammina. 
È piuttosto difficile spiegare cosa sto provando a stare qui. La prima volta ho pensato che fosse il giusto posto per me. La seconda volta pure.

Karma's only a bitch if you are...


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Esattamente tra una settimana compio 27 anni. Ma non farò parte del 27 Club, anche se sono un'artista mancata. Per la prima volta non festeggerò a casa. Torno dove tutto è iniziato, nel posto che mi ha portata dove sono e andrò adesso. Qualche giorno parlavo un'amica conosciuta lì, e che ci tornerà a novembre, riguardo al fatto che lei ha paura di tornare a Manchester e di non stare bene come quando ci siamo state la prima volta. E' normale che non sarà lo stesso, ormai lì non c' è rimasto nessuno e soprattutto non ci sarà la scuola dove abbiamo passato tanto tempo. Io però ci vado con mia sorella e la mia macchina fotografica, ciò che avrei voluto con me quando sono stata lì e tutto della  mia vita stava cambiando. Sto vedendo molte persone in questi giorni. Mi augurano buona fortuna e fanno di tutto per "salutarmi". Ho messo diversi punti e prima di cominciare la nuova avventura a Londra sono contenta di avere chiaro cosa mi lascio alle spalle. Essermi comportata sempre in un certo modo, ha ripagata. 




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"E c'è chi vive e va, si viene e si va comunque, fischiando, cantando il motivo, ci serve comunque un motivo..."


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Me la devo ricordare questa sera. Lo spritz con i pezzi di frutti. Ti faccio mangiare la mia pesca ché tanto non mi piace. Da quando ho il wi-fi la mia vita sociale è cambiata. Ma perché questi stuzzichini sono sempre così buoni, bisognerebbe pagare questi e non l'aperitivo. Ho proprio voglia di crocché gigante. Magari andiamo a prenderci due cose di rosticceria. Who wants to live for ever. Quattro pezzi a testa, uno in meno. Mangiamo da Peppe 'o Panino. Siamo venuti fin qua e non ci vediamo il panorama? Chiama C. così la recuperiamo. Andiamo all'Isola. Non ho voglia di pizza. Mi farei un cioccolato violento. Profiteroles, chiedi. Ci sono! Adesso abbiamo bisogno delle bollicine: Coca Cola! Strada, macchina, chiacchiere, foto bimbominkiose. Me ne voglio andare. Ti veniamo a trovare. In bocca al lupo. Crepi il lupo, ragazzi, crepi sempre.

"Se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale."


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Nel supermercato più grande della mia zona, al reparto Gastronomia (quello dei prosciutti e dei formaggi, per intenderci), da un po' di tempo lavora un ragazzo che conosco da anni, ma che non vedevo da molto. Alle scuole medie era stato con la mia migliore amica del tempo, nonostante avesse due anni meno di noi. Io ero l'amica spalla/confidente che andava d'accordo con i fidanzati e non ero un pericolo per la gelosia.
Poi gli anni passano, le storielle finiscono e le persone cominciano a non salutarti più, come se lo sviluppo ti avesse reso irriconoscibile; in realtà conosci nome e cognome e il paese è piccolo, non esiste l'amnesia da età adulta.

Oggi sono andata a fare la spesa lì con mia mamma e, come al solito, ho fatto la fila alla gastronomia. Il ragazzo di cui sopra ha servito due persone prima di me e poi ha smesso. Io ero rimasta l'unica cliente, gli altri commessi erano impegnati in altri lavori e lui cazzeggiava allegramente passandomi davanti. Si è pure fermato a chiedermi se avessi ordinato e io gli ho risposto di no e lui se n'è andato a chiacchierare sull'uscio del retrobottega, mentre io lo vedevo benissimo. Poi è venuto vicino al bancone e si è messo a giocherellare con la fede vicino alla bilancia guardandomi e senza chiedermi cosa desiderassi. Ero sempre l'unica vicino ai dieci metri di bancone. L'unica cliente.
C'è stato un momento in cui ho pensato di girare i tacchi e andarmene, ma poi ho pensato che avevo di fronte a me un deficiente e così mi sono messa a braccia conserte, testa alta e in attesa. E' uscito un altro commesso che mi ha servita, mentre lui ha spicciato un'altra signora dopo di me. 

Un po' di tempo fa mi sarei sentita in imbarazzo, sarei arrossita variando dal rosso al violetto, mi sarei calimerizzata, sentendomi piccola e nera, sarei scappata e avrei evitato di mettere piede nel supermercato nei secoli a venire. 
Invece mi sono detta: " guarda chi hai davanti: uno che a 24 anni e ha messo incinta la ragazza di 30 che ha pure sposato, ha messo la panza sotto il camice da lavoro, fa il commesso in un supermercato e non ha niente altro da pensare di farti lo sgarbo di non servirti un paio di etti di salame e mortadella, facendoti aspettare, senza nessun motivo a te conosciuto se non quello di mettersi al di sopra di te perché ha il potere di controllare la bilancia e il bancone dei salumi.  Ma chi lo conosce? Tu hai due lauree, un master e un posto di lavoro che ti aspetta in Albione, ma soprattutto non ti sei mai sentita superiore a nessuno, anche quando avresti potuto e dovuto. Non sei certamente tu quella che ha un problema serio".

In macchina ho ascoltato questa canzone di Jovanotti.


"Vedo nuvole in viaggio
che hanno la forma delle cose che cambiano,
mi viene un po' di coraggio 
se penso poi che le cose non rimangono mai
come sono agli inizi
2013 un nuovo solstizio,
se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale."

Salmone alle amiche di Maria*


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* Salmone alle erbe.

Ingredienti: Salmone, pan grattato, buccia di limone grattuggiata, rosmarino, basilico, menta, prezzemolo, sale e olio. Ovviamente le dosi a occhio, dipende da quanti tranci di salmone. Si tagliuzzano le erbe, accuratamente lavare e asciugate, (io non avevo la menta, però) e dovrebbero venire tutte carine piccole piccole come fatte con quell'attrezzo incredibile che è la mezzaluna. Le mie erano tagliuzzate a mano e con il semplice coltello e non sono venute belle come nella foto del link da cui ho preso la ricetta, qui. Si mette in un piatto tutto assieme, aggiungendo sale, e vi si girano le fette di salmone. Io ho messo un filo di olio alla base di un ruoto (e se non sapete cos'è ve lo spiega lui) e poi vi ho adagiato i pezzi di pesce. Ho messo in forno per una decina di minuti a tanti gradi, per me è inutile dare delle indicazioni precise sul tempo e il numero dei gradi perché ogni forno è diverso e il risultato pure cambia. Quando comincia a farsi più scura l'impanatura puoi tirare fuori, se diventa nera hai bruciato. 

Consigli: A me non piace il pesce, ho le mani che mi puzzano ancora, nonostante il sapone. Dovrei usare il limone perché dicono funzioni per eliminare l'odore. Però la panatura è buona e si potrebbe sperimentare con altre cose.

Risultato: E' una ricetta veloce e semplice, ma non cambierà il fatto che alla fine il pesce, tolto l'involucro di pane e erbe, non sa di niente.