Archive for March 2013

While the tortano is in progress...


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Dove vivo io, durante la Settimana Santa, la gente viene presa da spirito mistico e diventano tutti penitenti. Ogni due anni fanno una enorme rappresentazione della Passione e puoi capire che è l'anno giusto guardando gli uomini che si fanno crescere la barba perché fa subito ebreo anno zero. 
Il paese si blocca e diventa tutto palcoscenico, mentre il pubblico viene dalle zone limitrofe a frotte. Inutile dire che non ho mai avuto la minima idea di uscire a guardarla, né di parteciparvi. Non mi piacciono gli affollamenti, soprattutto perché all'improvviso sembra che il posto in prima fila per godersi lo spettacolo sia la per la vita. Tra l'altro conosci gli interpreti e sai chi sono nella vita di tutti i giorni, io, ad esempio, ho frequentato Giuda.

Tutti gli anni, poi, ci sono le "processioni", che sono una tradizione di pochi posti. Chi va e si incappuccia di solito fa penitenza, ma c'è anche chi aspetta questo momento tutto l'anno, tra una jastemma e l'altra, per rimettersi in riga. Si canta, si prega, si portano in giro statue e oggetti vari. Ci sono Comuni che hanno più di una arciconfraternita e si organizzano in colori e strade da percorrere. L'anno scorso hanno sfiorato la rissa per motivi di precedenza. Le persone tra giovedì e venerdì fanno una vera e propria tirata notturna (spesso in motorino) per vederne più possibili. 

Da piccola ho partecipato anche io, nel coro femminile, ed era qualcosa che si faceva con le amiche ed era quasi avventurosa. L'anno che ho camminato letteralmente dormendo ho capito che bastava così. Ma ricordo una bella atmosfera solo alla processione della notte, quando alle 3/4 del mattino nessuno era per strada e si sentivano solo i passi di noi che camminavamo e i canti. 

"Andare a vedere le processioni" dalle parti mie è un po' come organizzare la Pasquetta, la tombola a Natale, la grigliata il 15 agosto. Quest'anno non sono scesa nemmeno giù al palazzo. Conosco ancora più della metà dei partecipanti, nonostante facce che spuntano solo di questo periodo, ero fisicamente distrutta dal viaggio di ritorno e dalla giornata passata all'Università. Tutto sommato potevo indovinare l'ordine e persino i partecipanti sotto i cappucci.
Certo è che queste tradizioni hanno ragione d'essere solo qui.  Ci sono generazioni che si tramandano queste abitudini, persino mio nonno faceva parte di un' arciconfraternita; è una responsabilità interrompere questa specie di filo rosso che lega memoria, tradizione al presente. Semmai avrò dei figli, sicuramente non verranno portati a passaggio durante la notte travestiti da ku klux klan. Non ho bisogno dello struscio notturno per aspettare la Pasqua.

Let's talk about the future...


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D: "This friend of mine is giving  her post-doc life up and she decided to get married.You know, if you choose this life you have to do a lot of sacrifices, it will be uncertainty, you'll often change everything, you'll be not able to settle down..."
I: "D, really, I don't care about roots, if I love what I'm doing it's enough. I have the chance to choose everything I want. No restriction, nobody to take into account, but myself. I have all the bargaining power, right now.
D: "Even if you are not looking for, someone is coming and you'll wish to find your place and put down roots. Think carefully about this."
I: And until that moment I can't live my life, can I? And what about if from now to ten years that moment is not going to come?

I will be blessed...


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Un po' di giorni fa, uscendo da casa, ho trovato a terra una penna usb. Siccome quando cammino sono sempre concentrata sui miei passi, specialmente alle otto meno dieci della mattina, ho notato questa cosa verde e l'ho raccolta. Una bella pennina da sedici gb, che ho pensato subito sarebbe stata la degna sostituzione alla mia da otto a cui avevo appena disintegrato il gancio giocandoci. L'ho infilata in tasca e ho trascorso la mia bella giornata di studio. Quando sono tornata a casa ho cercato di risalire al legittimo proprietario. Dal momento che abito in una zona universitaria ho immaginato che su quella penna ci fosse una tesi o un progetto o qualcosa che, se fosse capitato a me, non avrei voluto perdere. Infatti c'era su un lavoro di un qualche studente di Architettura e, dalla presentazione ppt, sono risalita ai quattro autori. Era un progetto per un esame così, tramite faccialibro, ho scritto ai quattro potenziali proprietari. Erano matricole e una ragazza pure delle mie parti. Dopo un paio di appuntamenti andati a vuoto e la mia storia dei cinque esami in cinque giorni, abbiamo convenuto che era più semplice che la lasciassi nella guardiola della facoltà di Architettura. E così ho fatto, con tanto di sms dopo l'avvenuta consegna. Ad oggi non so cosa ne sia stato della penna usb. Il vero proprietario dei quattro mi ha aggiunta su fb, ma mai contattata.

Forse la chiavetta avrebbe avuto una vita più felice e produttiva con me, che ho anche il verde tra miei colori preferiti e difficilmente perdo qualcosa. Potevo farmi i fatti miei e guadagnarci un supporto funzionante e capiente, però ho ritenuto opportuno comportarmi come mi piacerebbe che facessero gli altri. Questo non è una condotta molto "economica", le persone, si sa, reagiscono agli incentivi e agire in un certo modo non sembra essere un incentivo a fare lo stesso per gli altri, soprattutto se gli altri non lo sapranno mai. Non che volessi che mi offrissero un caffè, non ne avrei avuto nemmeno il tempo, però questo episodio va a buon titolo nelle motivazioni che mi spingono a non avere molta fiducia nell'essere umano.
Se esiste il karma e non fa schifo, spero di essermi guadagnata una buona azione "a buon rendere". Nel caso contrario, è chiaro che non mi troverò mai bene, secondo certe logiche.
Sulla penna c'erano anche dei film demenziali, da quello avrei potuto capire come sarebbe finita questa storia.

Nomen Omen


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Ieri era il mio onomastico. San Turibio de Mogrovejo. Uno spagnolo che faceva di mestiere il vescovo a Lima, in Perù, durante l'epoca dei Conquistadores. Io ho studiato spagnolo perché stavo pensando di partirmene per il Perù a fare servizio civile, senza nessun desiderio di conversioni forzose. Turibio, comunque, deve essere stato un grande rompipelotas, perché durante i venticinque anni del suo episcopato non ha fatto altro che bacchettare il clero asservito agli invasori e schierarsi dalla parte degli indios. E' stato così efficiente che è morto in una cappellina sperduta del Perù, malato, anche se dopo circa centoequalcosa anni è diventato Santo.
C'è questa storia del mio nome e del giorno in cui festeggiare che mi porto dietro da quando sono nata. Di solito mi chiedono se sia un diminutivo, ma può sembrare un diminutivo Turibio? No, non lo è. Se nei documenti ufficiali lo leggete magari è perché è il mio nome di battesimo. E se mi fossi chiamata Chanel o Maserati? I cristiano/cattolici mi chiedono se esista il mio Santo e da questo capisco il livello della loro pratica religiosa: se sono dentro abbastanza sanno che c'è un Santo per ogni nome pensabile, tipo oggi è San Bernolfo, San Secondino, Beata Bertrada e altri n festeggiati. 
Sta di fatto che cominciano ad arrivarmi gli auguri dal 21 e sono tre giorni di messaggi, perché i compilatori di calendari non sono concordi riguardo alla data esatta ed è tuttavia comprensibile, il povero Turibio è finito alla fine del mondo e gli indios sono (quasi) tutti morti. Io festeggio il 23 perché, oltre ad essere il numero dello scemo nella Tombola Napoletana, nel 1986 i miei genitori hanno sfogliato chissà quale calendario e hanno trovato lì il mio nome. Il Martirologio Romano, che è la fonte ufficiale, nonché la Bibbia dei party religiosi, dice 22. Un tempo aspettavo con ansia l'onomastico, sono nata agli inizi di settembre e non festeggiavo mai niente a scuola, il 23 marzo era il mio giorno, con le pastarelle e le bibite e gli auguri. Adesso è solo il giorno giusto per sperimentare la produzione dei dolci, soprattutto quando viene dopo una sessione di esami, nel giorno del riposo.  Pochi se ne ricordano. Pochissimi nel giorno esatto, senza l'aiuto del calendario. Però, considerando che il mio Santo di battesimo protegge le vedove, per cosa festeggiare?

This is not the end. This is not the beginning...


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Di questo periodo devo conservare diverse cose. Dovrei ricordare molte cose, perché in mezzo a tutto quello che ho studiato è passato il mese più complesso e stressante vissuto fino ad ora. Dovrei scrivere di molte che cose e lo farò in disordine, come il mio cervello, veramente stanco, mi suggerirà. E' stato l'ennesimo periodo di prime volte, o meglio, di nuove abitudini, di nuovi giorni. Ho riportato a casa una valigia e uno zaino pieno di quaderni a quadrettoni e libri e fogli. Ho consumato quattro penne. Ricorderò molte cose, sicuramente non il modello di Hotelling con costi quadratici, né il General Method of Moments, ma ricorderò le elezioni politiche così difficili e vissute così da lontano, come se il Paese non fosse il mio. Ricorderò il messaggio delle dimissioni del Papa, la telefonata e la corsa per vedere chi sarebbe stato quello nuovo, perché partecipare alla Storia dà sempre i brividi. Ricorderò la pioggia incessante, i tuoni e il vento ovattati dalle finestre e porte/finestre che non riesco mai ad aprire. Gli stivali distrutti dall'acqua. La tranquillità nel pensare che mi avrebbero accompagnata a casa, ché tanto la giornata passerà al coperto.  Ma ricorderò anche il sole, il cielo tremendamente azzurro, il caldo e il freddo troppo vicini da farci l'abitudine. Un panorama a 360°. La Città della Scienza che brucia. Ricorderò i caffè. Tanti caffè. Per me che non l'ho mai amato è diventato un piccolo rituale, il segnale di inizio, la carezza che riattiva il cervello, l'argine al sonno atavico che non ho mai avuto. Gli occhiali nuovi. Ricorderò chiacchiere e confidenze, voci dai toni insostenibili, sfoghi, tensione, silenzi e risate. Ho riso tanto, ho sorriso nonostante la consapevolezza di avere avanti a me dodici, tredici ore di libri. Ho scoperto che posso studiare fino alle due di notte, ad orari che non credevo esistessero. Posso puntare una sveglia alle 5 per sfruttare meglio la mattina. L'ibuprofene è stata mia compagna nella resistenza. Ricorderò i segni. Le coincidenze. Mezz'ora a parlare di dottorati, schiacciata in un pullman. I fogliettini, la prima volta che ho copiato.  Ricorderò il non riuscire più a distinguere i giorni della settimana, se non dai numeri. I calendari e l'organizzazione, quello che manca e ancora c'è da fare. L'abbraccio del mio cabbage quando tutto era finito e ci stavamo per dividere, ma solo per un po'. La musica. La sana suonata al pianoforte che ho fatto dopo non so più quanto tempo. Quello che scopri di dover ancora studiare alle 23,30 del giorno prima dell'esame. Ricorderò una convocazione e un messaggio. Ricorderò di essere in grado di abbattermi per un'ora e poi di mettere da parte la delusione e ricominciare da zero. Tornare a casa e trovare cucinato. Non sapere più niente di quello che c'è attorno. La pazienza di chi sa aspettare. I messaggi dalle amiche distanti che sono sempre dalla tua parte. Il bacio di mamma sotto al palazzo mentre viene per darmi una mano con le borse, facendomi gli auguri. L'organizzazione di papà per spingere i miei sogni. Le conversazioni non-sense. Sentirsi bene, nonostante tutto. Passa tutto, perché passa sempre tutto. E' il ricordare per cosa siamo passati che fa la differenza.

What's going on...


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Tomorrow I'm having the third of five exams. Five exams in five days. When I tell people about my week, they are amazed and ask me how it is possible. It's possible and totally crazy. I'm having stressful days and sometimes I feel I'm getting crazy too. Finally I'm also enjoying this time. I'm discovering amazing people. I hope that some of my colleagues will stay in my future. I'm spending more time with them than with my family. We are being familiar with each other, sharing fears, tiredness, tension, but even laughs, coffee, dinners and lunches, cigarettes, confidences. In a sense we feel like high school students, but we are not so young anymore. I'm trying to take the best from this experience. I don't know where I'm going, but I'm going. 


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Promemoria di breve periodo: sopravvivere ai prossimi sei giorni.

La sera...


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"La sera, come tutte le sere, venne la sera. Non c'è niente da fare: quella è una cosa che non guarda in faccia a nessuno. Succede e basta. Non importa che razza di giorno arriva a spegnere. Magari era stato un giorno eccezionale, ma non cambia nulla. Arriva e lo spegne. Amen." (Alessandro Baricco)

Frase da ricordare alla fine di una giornata di merda. Anche se questa giornata finisce domani.

pink-red-coloured prescription glasses


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I wear glasses since I was 17. I'm myopic and astigmatic. Without glasses I can't bring into focus and nothing is clear. Sometimes I use lenses, but I'm not so confortable with. I changed glasses as people change hair-cut, they are always on my face and they became a part of it, so I decide to replace them just in case it happens something new or I feel my life is undertaking a new path. 
After this summer I would have bought new ones, but I've never had enough time to choose properly. My last pair was black and quite serious. I was in that moment of my life when I thought about my "professional" future and a good way to look honest, responsible. There exists a huge number of little ways to mortify yourself. Two days ago I bought this amazing pink-red-coloured glasses. The lenses are big and the shape is perfectly fit for my face. I took a look in the mirror and for the first time I liked what I saw. I've never ever thought about the chance to buy something like this. I learnt that you can't never say never.