Archive for January 2014


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Stavo guardando "The Voice UK" e mi ha colpito questa canzone, di cui ho trovato una versione di Norah Jones.



"I make the same mistakes, feels like I never learn. Always give way too much,for little in return"


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Sono sicura di averlo scritto da qualche altra parte, che io solo il Superenalotto non indovino. Gli esseri umani sono piuttosto prevedibili e se riesci a raccogliere un po' di dati (vale a dire frequentarli), non e' complicato costruire dei bei modelli robusti in grado di prevedere possibili realizzazioni. Una volta mi dissero che mi ero sbagliata, nel mio forecast, e in effetti un errore l'avevo fatto, ma non era nel risultato piuttosto nella tempistica. Sul lungo periodo non mi sbaglio mai. Un po' mi dispiace dover sempre ammettere che ho  sempre ragione, soprattutto perche' le mie previsioni sono piuttosto pessimistiche e non danno molta fiducia nell'individuo umano. 
L'altra sera parlavo con una mia amica ed e' venuto fuori un concetto molto economico: la teoria del "second best", che sarebbe la teoria secondo la quale, quando qualche condizione di ottimalita' non puo' essere soddisfatta, ci si e' spinti a raggiungere un altro punto di ottimo. Diciamo accontentarsi:  "good, but not as we could have". E lei mi diceva che dovevo applicare questa teoria, lasciando da parte il first best, perche' e' importante fare un poco di pratica. Io penso che e' tutta la vita che vivo di second best, convinta che le mie condizioni ottimani non siano mai raggiungibili. Se non e' first best, no thanks.

Abbastanza senza senso, questo post. Oggi e' Blue Monday. Sopravviveremo.


Goethe_ Le affinita' elettive


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"Coloro che si comprendono rapidamente, si incontreranno facilmente come amici o vecchi conoscenti; si congiungeranno senza modificarsi l'un l'altro, come il vino si mescola con l'acqua. Al contrario, altri si irrigidiranno, estranei, l'uno accanto all'altro, e non si lasceranno congiungere nemmeno se mescolati per mezzo di un meccanico mescolare o strofinare: come l'acqua e l'olio che per quanto agitati insieme, immediatamente si separano
[…]
Quegli elementi che, venendo a contatto l'uno dell'altro, si compenetrano e si determinano reciprocamente, sono quelli che noi chiamiamo affini. Possiamo trovare questa affinità particolarmente negli alcali e negli acidi, i quali, quantunque opposti gli uni agli altri, si cercano nel modo più deciso, si mescolano, si modificano e formano insieme un nuovo elemento. Si pensi alla calce che dimostra una particolare inclinazione, un deciso desiderio di unione verso tutti gli acidi. Appena il nostro laboratorio di chimica sarà pronto, avrete modo di assistere ad alcuni esperimenti che sono di per sé assai interessanti e danno un concetto molto più chiaro di quanto non possono farlo le parole, nomi ed espressioni tecniche".
"Debbo confessarvi", disse Carlotta "che se voi chiamate affini questi curiosi elementi, io mi immagino queste affinità più nello spirito e nell'anima, che nel sangue. In questo modo possono formarsi, fra gli uomini, amicizie veramente grandi, poiché qualità contrastanti facilitano una unione più intima. Per questo desidero attendere per vedere quali misteriose azioni ed effetti mi dimostrerete praticamente". E rivolta ad Edoardo, continuò "Non ti disturberò più nella tua lettura e, assai più informata, ascolterò più attentamente".
"Siccome tu c’hai messo su questa strada" rispose Edoardo "non ti libererai di noi tanto facilmente, poiché i casi più complicati sono quelli che interessano maggiormente. Soltanto essi danno un chiaro concetto del grado delle affinità e delle più vicine, e delle più forti, e delle più lontane, e delle più deboli relazioni: le affinità poi sono veramente interessanti quando provocano separazioni."

Advice from the Ocean


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"Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere."
Pasolini


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"Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un publico. [...] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti [...] C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata [...] E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori." (Milan Kundera)

Same old story


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Ieri era la Befana e per la prima volta non ho avuto la calza. La Befana è una delle mie feste preferite, soprattutto da quando io e mia sorella siamo diventate abbastanza grandicelle da comprarci le "cose buone" da sole. Negli ultimi anni abbiamo ridimensionato un po' l'ammontare di zuccheri complessi, ma era sempre bello andare nella "busta della calza" e pescare qualcosa di diverso. 
La mia Befana ha suonato la sveglia presto, seguendo un po' la tradizione di vedermi sveglia all'alba per godermi la calza. Non avevo dormito molto, distrutta da un'insonnia a cui non saputo dare un nome. 
Ho rimesso il mio cartellino e la prima persona che ho incontrato  è stato proprio il mio Boss, nella nostra cucina, senza la sua solita giacca e cravatta. Ho rivisto anche alcuni dei miei studenti e ci siamo scambiati gli auguri. Ci sono cinesi che mi sorridono e io rispondo salutando tutti, anche se davvero non so chi siano. Ho aiutato un prof americano molto simpatico, abbiamo riso e ci siamo scambiati delle battute, neanche ci conoscessimo da una vita. L'ho aiutato con un lavoro che doveva fare e alla fine mi ha richiesto come mi chiamassi. 
E' stato bello tornare nell'ufficio amministrativo e augurare a tutti buon anno nuovo e tutti mi hanno salutata calorosamente.
Adesso sono in una posizione un po' scomoda, perché seguo i corsi del mio Boss, ma non sono la sua TA, sebbene mi abbia chiesto di continuare ad aiutarlo e gliene sia stato affidato un altro. Gli studenti mi chiedono se sia ancora io a tenere i seminari e lui mi ha detto che "pago il prezzo del mio successo", me l'ha ripetuto e io come mio solito non so accettare un complimento. La mia supervisor è disposta a pagarmi di più pur di farmi rimanere l'anno prossimo, mi fa il lavaggio del cervello per fare 'sto phd e io non riesco a decidermi. Mi sembra di essere attaccata ad un enorme elastico e appena mi pare di essere riuscita ad arrivare ad una decisione di qualsiasi natura, l'elastico ritorna e sono di nuovo punto e accapo.
Ho anni alle spalle in cui ho sempre fatto ciò che era necessario agli altri e ho reso tutti felici e contenti, senza preoccuparmi se le persone riconoscessero o meno il mio merito e dessero per scontato tutto quello che facevo.
So di essere schifosamente brava nel mio lavoro, perché il viziaccio di analizzare e il latente pessimismo mi permettono di evitare e risolvere molti problemi e qua sembrano tutti in attesa di qualcuno in grado di farlo.
Ho ancora difficoltà a fidarmi delle belle parole che mi dicono i miei capi. E non perché avverta il desiderio di compiacermi e sentirmele dire continuamente, quello che faccio è semplicemente quello che va fatto, se non lo facessi mi sentirai male, non è nella mia natura.
Ho passato una vita lavorando come un mulo in un'attività in cui credevo, e nemmeno venivo pagata, e ho mangiato montagne di merda. Credo sia normale che tenda a minimizzare quando mi fanno un complimento per il mio lavoro, è sostanzialmente una novità. E nonostante questo, temo che il pacco sia dietro l'angolo e non sono abbastanza oggettiva da capire se sia una paura infondata o un campanello d'allarme del mio istinto.