Archive for 2014


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"Lightness for me goes with precision and determination, not with vagueness and the haphazard. Paul Valéry said: “Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume” (One should be light like a bird, and not like a feather)".
Be light, Happy 2015!!!

E' stato un anno lunghissimo. E nemmeno ricordo tutto quello che e' successo. Ho traslocato, ho visto Parigi, ho trovato l'Amore. Ho smesso di fare progetti sul lungo periodo, che brutto vizio. Non so molto del 2015, traslocherò, non so cosa ne sarà del mio lavoro, ci sarà un matrimonio, ci sarà ancora l'Amore. Quello che mi ha insegnato Londra e' proprio a non fare troppi programmi, a vivere ogni giorni, ma a credere sempre nei propri obiettivi. So dove voglio essere, con chi voglio essere e dove voglio andare. No matter what happens, life goes on.

I've got an atlas in my hands


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La Domenica a Londra è un giorno pigro. Qui tutti vanno di corsa, durante la settimana. Anche se passeggiano e non hanno niente da fare. A passo svelto. La Domenica è il giorno della spesa e infatti i grandi supermercati sono pieni di famiglie che riempiono giganti carrelli. Stavo pensando che scrivo poco. Scrivo poco qui e scrivo poco in generale. L'altra sera un amico con cui non uscivo più da parecchio mi ha detto che forse lavoro troppo. Che devo trovare un modo per disconnettermi. La verità è che se non esco con un certo gruppo non significa che non mi diverta o che non esco. Sì, lavoro molto e questa settimana è stata bella pesante, ma posso solo pensare che è passata. Ho la sensazione che i giorni corrano uno dietro l'altro e non ricordo cosa abbia fatto la settimana scorsa. Però ricordo cosa ho fatto ieri e forse volevo scriverlo da qualche parte solo per ricordarmi che sia avvenuto. Per certi versi ho bisogno di costruire nuove memorie  e sì che ci sono traguardi futuri, ma c'era anche un buco. Mi voglio ricordare di questa sensazione di piccolezza, dell'avere qualcuno che si preoccupa per me, delle mani tenute e del profumo di una pelle che non è la mia, di quella sensazione di "mi sembra di aver passato tutta la vita così". Chissà domani.

A ciascuno la sua chimera


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Sotto un gran cielo grigio, in una grande pianura polverosa, senza strade, senza erba, senza un cardo, senza un'ortica, incontrai degli uomini che camminavano curvi.

Ognuno portava sulla schiena un'enorme Chimera, pesante come un sacco di farina o di carbone, o come l'equipaggiamento di un fante romano.
Ma la bestia mostruosa non era un peso inerte; avviluppava l'uomo con i suoi muscoli elastici e possenti; si aggrappava con gli artigli delle larghe zampe al petto della sua cavalcatura; e la sua testa fantastica sormontava la fronte dell'uomo come uno di quegli orribili elmi con i quali gli antichi guerrieri speravano di incutere terrore al nemico.
Mi rivolsi ad uno di questi uomini, e gli chiesi dove andavano in quel modo. Mi rispose che non ne sapeva niente, né lui né gli altri, ma che evidentemente andavano da qualche parte, perché si sentivano spinti da un invincibile
bisogno di camminare.
Cosa strana, nessuno di questi viaggiatori sembrava avercela contro la bestia feroce che teneva attaccata al collo, incollata alla schiena; si sarebbe detto che la considerasse una parte di sé. Tutti quei visi affaticati e seri non
davano nessun segno di disperazione; sotto la cupola splenetica del cielo, i piedi affondati nella polvere di un suolo non meno desolato di quel cielo, camminavano con l'espressione rassegnata di chi è condannato a sperare sempre.
Il corteo mi passò a fianco e scomparve all'orizzonte, nella foschia, dove la superficie curva del pianeta si sottrae alla curiosità dello sguardo umano.
Ancora per qualche istante mi ostinai a voler capire questo mistero; ma ben presto l'irresistibile Indifferenza si abbatté su di me, e fui oppresso dal suo peso più di quanto fossero loro stessi da quelle schiaccianti Chimere.

Charles Baudelaire
Lo Spleen di Parigi

Where the streets have no name


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Quando hai due case, vivi in due posti, partire è sempre complesso. Ho lasciato Londra e, forse, l'inizio di qualcosa o almeno la fine di un periodo davvero bello. Non volevo tornare, ma rimanere non avrebbe cambiato il fatto che saremmo tutti tornati alle nostre home-towns e allora il filo comunque si spezza. Adesso che sto qui e domani ritorno ad Albione la storia è diversa. Prima lo sbattimento per arrivarci, poi la fine di un periodo di rilassamento in cui è oggettivamente godurioso non dover pensare a niente a farsi coccolare. Certo, ho cominciato ad anticiparmi del lavoro, ma solo perché l'inattività mi uccide. Non riuscirei comunque a rimanere per più tempo qui. Parto dalla capitale in un viaggio lungo che sarà sicuramente sudato. Lì mi aspettano due amiche, il mio lavoro, la promozione e tanti cambiamenti. Forse zeroventicinque che diventa 0qualcosa o chissà. E' come quando guidi è vedi un dosso artificiale, è lì, rallenti, lo raggiungi, lo salti e poi continui. Ogni volta che devo chiudere la valigia, salire in aereo e riaprirla è come quel dosso, a separare due tratti di strada.

Non è più vera quella primavera che...


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Sembra che io stia per ottenere una promozione. Dall'anno prossimo sarò Senior teaching assistant. Certi giorni penso di essere sprecata nel lavoro che faccio e che alla fine eccellerei in qualsiasi altro job come clerk. Detto in inglese fa figo, ma in italiano sarebbe impiegato. Il problema è iniziare a cercare, cercare, far colloqui e lasciare un posto che tutto sommato amo e un ambiente in cui mi riesco a muovere discretamente bene. Ricominciare da zero. E' che quello che penso più spesso è allo spreco. Forse non dipende tanto dal lavoro. E' che questa relazione che non decolla non fa altro che farmi pensare che è uno spreco. Tutto questo amore in potenza che non vuole diventare atto. Come se fosse necessario convincere l'altro che oggi è solo il giorno prima della felicità. Deve essere la stessa sensazione di paura un attimo prima di lanciarsi con il paracadute. E' spostarsi di un millimetro al giorno e sai che l'orizzonte è là e sembra non arrivare mai. Sapere di aver cambiato la vita di una persona, di essere stata la prima persona per tante cose, di avergli stravolto la vita, di averlo visto cambiare, eppure non basta. Ho amiche che mi direbbero con del sano cinismo che laveritàèchenonglipiaciabbastanza, anche se mi verrebbe di raccontarlo, di spiegargli quanto sia difficile per lui, di come la nostra non sia amicizia. E non so se sia solo un racconto fatto a me perché così la storia sembra avere un lieto fine, oppure ma come posso dare l'anima e riuscire a credere che tutto sia più o meno facile quando è impossibile? Volevo essere più forte di ogni sua perplessità, ma io non posso accontentarmi se tutto quello che sa darmi è un amore di plastica.

spots


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"Sometimes it lasts in love, and sometimes it hurts instead."

"If he’s not calling you, it’s because you are not on his mind. If he creates expectations for you, and then doesn’t follow through on little things, he will do same for big things. Be aware of this and realize that he’s okay with disappointing you. Don’t be with someone who doesn’t do what they say they’re going to do. If he’s choosing not to make a simple effort that would put you at ease and bring harmony to a recurring fight, then he doesn’t respect your feelings and needs. “Busy” is another word for “asshole.” “Asshole” is another word for the guy you’re dating. You deserve a fucking phone call.""

Parole


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Mi si offre qui l'occasione per riprendere una riflessione che più o meno recitava così: le parole sono buone. Le parole sono cattive. Le parole offendono. Le parole chiedono scusa. Le parole scottano. Le parole blandiscono. Le parole si donano, si scambiano, si offrono, si vendono e s'inventano. Le parole sono assenti. Alcune parole ci assorbono, non ci lasciano, sono come zecche: le troviamo nei libri, nei giornali, negli slogan pubblicitari, nelle sottotitolazioni, nei fogli e sui cartelloni. Le parole consigliano, suggeriscono, insinuano, ordinano, impongono, segregano, eliminano. Sono sdolcinate o pungenti. Il mondo ruota su parole lubrificate con olio di pazienza. I cervelli straripano di parole in pace e armonia con quelle loro contrarie e nemiche.
Questo è il motivo per cui la gente fa il contrario di quello che pensa, credendo di pensare quello che fa.
__ Josè Saramago __

Dell'amore e di altri malanni


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Non mi ricordo più cosa significa essere innamorati. Non credo che esista una definizione precisa di amore, una efficiente bullet list da spuntare per capire se si hanno tutti i sintomi dell'innamoramento. Sono stata in una relazione di lunghissimo termine e tutto sommato mi sembrava che fosse più o meno tutto questo, l'amore, non doversi presentare, spiegare troppo e fa niente se l'immagine che si era data era passata ed ormai si è totalmente cambiati. 
Poi sono arrivate le farfalle e il tavolo è stato rovesciato, come dicono da queste parti.
Cosa ti fa dire di essere innamorato? Pensare una persona un tot numero di ore, desiderare di trascorrere più tempo possibile con lei, immaginarsi insieme, un legame speciale, cosa fa dirti di essere innamorati?
Ho un formicolio al braccio sinistro, mi sta per venire un infarto. Ho improvvisamente difficoltà a parlare, forse è un ictus. Mi fa male il cuore, forse è amore?

Da leggere


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Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così. (Il Barone Rampante - Italo Calvino)

Moltheni - Nutriente


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Mi offri una coperta d'amianto
che luccica al buio
di ricordarti mi viene naturale
vai tranquilla che lo faccio
e ti comporti in un modo prepotente
ma che giunge a destinazione
poi nell'uscire all'attacco leale
mi avverti. Ti diverti?
Manchi d'ironia
manchi di ciò che mi occorre al momento
mentre continui a parlare
tradisci e mi uccidi lentamente

Ti lasci andare ed urlare
oramai non è più un caso eccezionale
e ti purifichi il corpo e la mente
ma che dolce nutriente che sei
e non rimane che raccogliere
quegli ultimi frammenti di un amore
che non ti giri a guardare
dimmi dunque tra noi due chi è l'anormale

Manchi d'ironia
manchi di ciò che mi occorre al momento
come il colpo che dai ai miei fianchi innocenti ed attenti
manchi d'ironia
poi mi circondi rimanendomi di fronte mentre continui a parlare
tradisci e mi uccidi lentamente

non è più vera quella primavera
che mi convincevi ed educavi a scegliere per te
e declinavi le colpe accumulate
da le tue alzate d'ingegno
di cui credo non aver bisogno oramai

Manchi d'ironia poi mi circondi rimanendomi di fronte
mentre continui a parlare
tradisci e mi uccidi lentamente
lentamente



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"...Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita..
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi..
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo..."
-Jorge Luis Borges-


Rootless tree


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Stasera si è finiti a parlare con due ragazzi del Nord Italia della mia città. Ho fatto vedere foto su Instagram di meraviglie di cibo e paesaggi e vita cheap da respirare a pieni polmoni. Più ne parli e più ti viene nostalgia, anche se poi non è una vera è propria nostalgia, è più una specie di amarezza figlia dell'impossibilità di poter vivere in una città che ti ha regalato migliaia di ricordi e che ti toglie ogni volta il fiato, ma ti fa anche paura e ti ha insegnato a guardarti le spalle e ad affrontare ogni giorno pronta ad ogni evenienza. 
Magari è colpa della mia natura mista, cresciuta in paese, grande nella città, trasferita in una metropoli. Famiglia è il paese, casa è la città, presente e prossimo futuro è la metropoli. Radici in nessun luogo.

Man of the hour


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Ieri me ne sono andata da casa convinta di aver rotto la doccia. La lavatrice era invece chiusa con lo stesso bucato da due giorni. Ho lasciato messaggi per i miei coinquilini che hanno orari da fuso  neozelandese. Ho deciso di fuggirmene perche' mi scocciavo dover avvisarli tutti. Ieri c'era il sole e sembrava primavera inoltrata. Ho messo i sandali e mi sono resa conto che e' la prima volta che li metto cosi' tardi, ma vivo anche ad un'altra latitudine. Ho camminato e preso il sole, parecchio, a dire il vero, e oggi ho una vistosa scottatura da maglietta. Ho passato la giornata in ottima compagnia, senza pensare troppo, senza lavorare, senza curarmi di niente, cucinando per belle persone. Ho fatto i conti con lo zeroventicinque c'e' nella mia vita e i conti vanno sempre con liabilities maggiori degli assets. In accounting, il balance sheet e' sempre in pareggio, c'e' un magheggio che fa in modo che, anche se le passivita' sono maggiori delle attivita', tutto si riequilibri. Se si leggono i due numeri alla fine del bilancio sono sempre esattamente identici, salvo poi rileggere tutte le voci e rendersi conto che c'e' un buco. Ed e' cosi' con zeroventicinque, una specie di pareggio fittizio, dove il buco e' sempre dalla sua parte e la correzione tocca sempre a me. 
Questo rientra un po' nell'essere expat. Il mondo in cui lavori diventa il tuo tempo libero, i colleghi diventano i tuoi amici, qualcuno la tua famiglia. E' un sistema abbastanza chiuso, perche' giri e ti trovi sempre tra le stesse persone e il sistema non e' necessariamente quello che sceglieresti come first best. 
Mia sorella ha trovato casa, nel mio paese, ed e' brutto non essere li'. E' brutto fare parte della vita di persone che poi tutto sommato non avresti mai scelto e non fare piu' parte della quotidianita' delle persone che ami.
Sono tornata a casa e c'era odore di erba, i miei flatmates inglese e irlandese avevano ospiti. La lavatrice era ancora ko e oggi portero' il mio bucato da un'amica. Fa ancora caldo, ho dormito male. E' lunedi'.


Imparare dal vento


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Sono andata a messa. Ci sono andata di proposito, perché so che questo mese sarà tosto, lavorerò molto, w/e compresi, e allora ho pensato che era il momento giusto. Ho cambiato chiesa, ho cambiato casa e deciso di "provarne" una diversa. Benché ce ne sia una cattolica piuttosto vicina, ho deciso di andare in una anglicana. La Church of England tiene molto al concetto di inclusione: chiunque tu sia verrai accorto con il sorriso e ci sarà una tazza di tea dopo la funzione. In tutte le chiese anglicane in cui sono stata ho sempre incontrato qualcuno che mi ha detto benvenuta, mi ha stretto la mano e mi ha invitato a restare. La chiesa in qui sono stata è intitolata a San Barnaba, che ho scoperto essere stato il primo vescovo di Milano. Per secoli, a Milano, festeggiavano la primavera il 13 giugno, giorno dell'arrivo del Santo. Io, prima di adesso, non ne sapevo niente. Il ministrante era un omone con le espansioni ad entrambi i lobi delle orecchie, il celebrante era sulla sedia a rotelle, che si muoveva a motore e si alzava e abbassava. Il parroco aveva delle adidas con i lacci giallo fluo e un tatuaggio sul braccio.  Non eravamo in molti, per essere la celebrazione domenicale, ma ho avvertito una bella sensazione di familiarità. Il crocifisso sull'altare era uno di "San Damiano" e la cosa mi ha colpita non molto. La predica l'ha tenuta un sacerdote che dopo dieci anni lasciava la parrocchia. Parlava piano e scandiva molto bene le parole, non è stato difficile seguirlo. Ha parlato del cambiamento e ha ripetuto spesso "change, change, change". Tutto è cambiamento nella nostra vita, a volte atteso e altre volte inaspettato. Ho passato la giornata gironzolando, anche se il tempo non era molto bello, ho avuto bisogno di nuovo del cappello e dopo un po' il vento mi ha stancata. 



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Cose che avrei scritto io se non fossi troppo pigra per scrivere, ma che per fortuna qualcuno ha scritto meglio.

“Tu la devi smettere di innamorati di dei cretini!” Dice Giulia, guardandomi con lo sguardo che sa fare lei, dopo che le ho confidato l’ennesimo disastro amoroso.
E inizia la sua consueta predica da amica del cuore, un po’ zia saggia un po’ sorella maggiore, che elenca le mie molte virtù e gli infiniti motivi per cui dovrei cercare qualcosa di meglio di quelli per cui solitamente perdo la testa, e poi enumera con meticolosa pignoleria tutto ciò di cui dovrei tenere conto per scegliere il fortunato cui donare il cuore, ed il resto.
E io la ascolto, perché so che lo fa per il mio bene, ed ammiro questa sua incrollabile fede nel fatto che si possa programmare di innamorarsi di qualcuno come si programma il decoder per registrare un serial tv, o si possa scegliere un uomo come si sceglie la pizza da ordinare, elencando una serie di caratteristiche e di ingredienti necessari perché ci piaccia, e se non le ha, via, scartarlo subito, o restituirli al fattorino in quanto fallato ed inutilizzabile.
E invece non è così, e Giulia stessa lo sa bene, perché anche lei è donna, e tutti siamo esseri umani, e quindi ci rendiamo conto che la cosa non funziona così.
Ci innamoriamo di chi ci innamoriamo. Per motivi che non sappiamo neanche noi, o che forse sappiamo anche troppo bene. Ci innamoriamo di due labbra imbronciate, di un modo di corrugare le sopracciglia. Ci innamoriamo di cose che vediamo solo noi, e alle volte di cose che nemmeno abbiamo mai visto, ma siamo convintissime, certe che da qualche parte ci siano. Ci innamoriamo di un modo di parlare, di muovere le mani, di profondità intuite o di manifeste cretinaggini, di fascini che percepiamo unicamente noi nell’universo intero, di bellezze dubbie e dubitabilissime, di insulsaggini banali che a noi appaiono, per misteriosi cortocircuiti del nostro io, genialità non comprese. Ci innamoriamo di chi ci fa piangere, di chi ci fa ridere, di chi non ci guarda neppure. Ci innamoriamo degli uomini sbagliati perché in quel momento preciso ci sembrano gli unici giusti, o gli unici possibili, o chissà che. Ci innamoriamo alle volte da sole e per puro bisogno di innamorarci.
Sarebbe così bello se ci fosse un bottone, da qualche parte nella nostra anima, che fosse una specie di on/off. Sarebbe bello bastasse schiacciarlo, decidere se sì o se no, ed attivarlo solo quando la circostanza è giusta e la persona pure. Ma non è così, perché il cuore parte per motivi tutti i suoi e con i tempi che più gli aggradano, e noi non possiamo farci nulla perché non ci ragioni con il cuore, anche perché, se ci si riuscisse a ragionare, sarebbe un cervello.
E magari è questo che ci piace dell’innamorarsi, questo perdere il controllo e non averlo affatto, questo essere in balia di qualcosa che siamo noi, in fondo, ma non ci appartiene; questo sentirsi trascinare fuori dal bozzolo che ci siamo costruiti per essere tranquilli, e probabilmente è per questo che ci sembra, alla lunga, una prigione.
Ci innamoriamo perché abbiamo bisogno di vita. E, come spesso capita, scopriamo poi che anche la vita è nient’altro che un’illusione."

da "http://ilnuovomondodigalatea.wordpress.com/2014/05/08/innamorarsi/"


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"Dimmi che mi ami"
Dimmi che sei nella pioggia che batte sui vetri nel buio.
Dimmi che sei qui amore mio. Ho paura stanotte.
Nevicano pensieri tristi nella mia testa.
Spazzali via e poi prendi la mia mano e tienila stretta alla tua. Lascia che dorma così mentre respiro l’odore del tuo corpo nudo….
Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.
__ Nazim Hikmet __

Torta di cioccolato


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Ho un pessimo rapporto con le pastiere, tipico dolce della mia zona in questo periodo. Quest'anno il nostro dolce pasquale sarà diverso, una cosa cioccolattosa a cui è stato dato il nome generico di "torta di cioccolato". Mi scrivo le ricette per la pasta frolla e il contenuto così da averle a portata di mano quando tornerò ad Albione.

Pasta frolla:
Il ruoto dovrebbe essere di 30 centimetri di diametro. In una ciotola vanno mischiati 125g di burro, 100g di zucchero a velo e una presa di sale. La ricetta dice "montate", solo che non è lo stesso concetto di panna, perché il burro non è che si gonfia. Non ho usato lo zucchero a velo, ma quello semolato, vedremo i risultati. Quando burro e zucchero saranno amalgamati si possono aggiungere 250g di farina, 2 tuorli d'uovo e 2 cucchiai di latte. Attenzione! è meglio preparare tutto sul piano di lavoro, altrimenti si dovrà chiamare aiuto perché separare il tuorlo dall'albume con la mano piena di zucchero e burro e fare affidamento solo sulla sinistra non sarà semplice. Amalgamare tutto e quando sarà stata aggiunta l'ultima parte di farina si sarà creata una graziosa palletta da mettere in frigo a riposare per un'ora. Riempire i ruoti e infornarli per circa 20 minuti a 180/200°. Quando saranno dorati andranno levati.

Il ripieno:
315ml di panna da portare a bollore con 2 cucchiai di zucchero e un pizzico di sale. Quando bolle, va spento il fuoco e vanno aggiunti 455gr di cioccolato e 115gr di burro e bisogna mescolare fin quando non è lucido e omogeneo. Si fa raffreddare e si aggiunge un dl di latte freddo e si mescola di nuovo fin quando non sarà di nuovo lucido. Una volta raffreddato, va messo tutto nel guscio di pasta frolla di cui sopra. Il gioco è fatto.


Cent'anni di gratitudine


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La posto in spagnolo, perché la ragione per cui ho imparato questa lingua è stata per i suoi libri.

"Si por un instante Dios se olvidara de que soy una marioneta de trapo y me regalara un trozo de vida, posiblemente no diría todo lo que pienso, pero en definitiva pensaría todo lo que digo.
Daría valor a las cosas, no por lo que valen, sino por lo que significan.
Dormiría poco, soñaría más, entiendo que por cada minuto que cerramos los ojos, perdemos sesenta segundos de luz.
Andaría cuando los demás se detienen, despertaría cuando los demás duermen.
Escucharía cuando los demás hablan, y cómo disfrutaría de un buen helado de chocolate!
Si Dios me obsequiara un trozo de vida, vestiría sencillo, me tiraría de bruces al sol, dejando descubierto, no solamente mi cuerpo sino mi alma.
Dios mío, si yo tuviera un corazón, escribiría mi odio sobre el hielo, y esperaría a que saliera el sol.
Pintaría con un sueño de Van Gogh sobre las estrellas un poema de Benedetti, y una canción de Serrat sería la serenata que les ofrecería a la luna.
Regaría con mis lágrimas las rosas, para sentir el dolor de sus espinas, y el encarnado beso de sus pétalos...
Dios mío, si yo tuviera un trozo de vida...
No dejaría pasar un solo día sin decirle a la gente que quiero, que la quiero.
Convencería a cada mujer u hombre de que son mis favoritos y viviría enamorado del amor.
A los hombres les probaría cuán equivocados están al pensar que dejan de enamorarse cuando envejecen, sin saber que envejecen cuando dejan de enamorarse!
A un niño le daría alas, pero le dejaría que él solo aprendiese a volar.
A los viejos les enseñaría que la muerte no llega con la vejez, sino con el olvido.
Tantas cosas he aprendido de ustedes, los hombres...
He aprendido que todo el mundo quiere vivir en la cima de la montaña, sin saber que la verdadera felicidad está en la forma de subir la escarpada.
He aprendido que cuando un recién nacido aprieta con su pequeño puño, por vez primera, el dedo de su padre, lo tiene atrapado por siempre.
He aprendido que un hombre sólo tiene derecho a mirar a otro hacia abajo, cuando ha de ayudarle a levantarse.
Son tantas cosas las que he podido aprender de
ustedes, pero realmente de mucho no habrán de servir, porque cuando me guarden dentro de esa maleta, infelizmente me estaré muriendo."

GABRIEL GARCIA MARQUEZ

Vedi cara...


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Vedi cara, è difficile a spiegare, 
è difficile parlare dei fantasmi di una mente. 
Vedi cara, tutto quel che posso dire 
è che cambio un po' ogni giorno, è che sono differente. 
Vedi cara, certe volte sono in cielo 
come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà. 
Vedi cara, è difficile a spiegare, 
è difficile capire se non hai capito già... 

Oggi è un giorno strano. Più che altro è una data particolare. Una data che per molto tempo è stata piena di sogni e desideri, di futuro da costruire. Un anniversario festeggiato che sarebbe diventato per sempre. 

Ogni giorno sono differente, ogni giorno da quasi due anni. E attorno a me le cose cambiano costantemente. Non è sempre semplice, ma c'è movimento e "panta rei" è sempre stata una cosa buona e giusta. 

Vedi cara, certe crisi son soltanto 
segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire. 
Vedi cara certi giorni sono un anno, 
certe frasi sono un niente che non serve più sentire. 
Vedi cara le stagioni ed i sorrisi 
son denari che van spesi con dovuta proprietà. 
Vedi cara è difficile a spiegare, 
è difficile capire se non hai capito già... 

Ho avuto per parecchio tempo qualcosa dentro che voleva uscire e se non mi fossi allontanata non sarebbe mai uscita. Le stagioni ed i sorrisi son denari che van spesi con dovuta proprietà.

Non capisci quando cerco in una sera 
un mistero d' atmosfera che è difficile afferrare, 
quando rido senza muovere il mio viso, 
quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare, 
quando sogno dietro a frasi di canzoni, 
dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà... 
Vedi cara è difficile a spiegare, 
è difficile capire se non hai capito già... 


Dietro a ciò che non sarà. Ci sono giorni che non mi sento per niente pronta. Che ne ho abbastanza delle relazioni, della fatica che c'è dietro ogni rapporto coltivato, di quelli nuovi, così fragili ed incerti.

Non rimpiango tutto quello che mi hai dato 
che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora, 
anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perchè 
questo tempo dura ancora. 
Non cercare in un viso la ragione, 
in un nome la passione che lontano ora mi fa. 
Vedi cara è difficile a spiegare, 
è difficile capire se non hai capito già... 


Tu sei molto, anche se non sei abbastanza, 
e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi, 
tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco, 
tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi. 
Io cerco ancora e così non spaventarti 
quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua! 
Sii contenta della parte che tu hai, 
ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa. 
Cerca dentro per capir quello che sento, 
per sentir che ciò che cerco non è il nuovo o libertà... 
Vedi cara è difficile a spiegare, 
è difficile capire se non hai capito già...

Oggi è un giorno come un altro. Passato in giro e in compagnia. C'è parecchia strada avanti.
Non mi stanco di camminare.

Credits: thanks to Fabrizio De André


Everlasting growth


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Sono andata dal dentista. Sono tornata in Italia e ho voluto fare una pulizia dei denti dopo non so quanto tempo. In realtà ci avevo già pensato a dicembre, ma se il tuo dottore lavora due giorni alla settimana e in quei due giorni cadono le feste comandate, farsi visitare diventa complicato. 
Non mi ha trovato carie, ma ha scoperto che i miei molari del giudizio non smettono di crescere. La storia è che ho i denti del giudizio solo nell'arcata superiore, nell'inferiore non esistono e a detta del dentista  devo ringraziare l'evoluzione. Il problema è che i denti crescono continuamente e se non ci fossero "gli antagonisti" non smetterebbero davvero mai. I miei molari del giudizio non hanno antagonisti, c'è la gengiva che, poverina, prima o poi comincerà a soffrire. Io non ci avevo mai fatto caso, eppure sono davvero leggermente più lunghi degli altri molari. Prima o poi dovrò toglierli e tutto questo è abbastanza ironico, perché io ai denti ci sono stata sempre molto attenta e non ho mai avuto problemi. Inoltre ho smesso di crescere a 12 anni e ho sempre desiderato avere quei 10, 15 centimetri in più che avrebbero fatto la differenza. L'unica parte ossea che invece continua a crescere sono i molari del giudizio. 
Troppo giudizio, senza nessun antagonista. 

I like to move it


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Per la terza volta in 6 mesi cambio casa. Ho anche firmato il contratto per i prossimi sei mesi. Ho un biglietto aereo che mi riportera' a casa per quasi 20 giorni e adesso ne avverto davvero la necessita'. Ho cercato casa, e fortunatamente l'ho trovata, in un momento in cui si sono affollate parecchie cose, c'erano troppi pensieri. Ho trovato una bella stanza grande ed economica, mi preoccupa il fatto che in casa saremo sei, anche se so che alla fine la mia stanza sara' il posto dove potro' passare la maggior parte del tempo. Sono flessibile ed adattabile. Ho voglia di tornare a casa e rivedere le facce di sempre. Lo so, che dopo una settimana avro' di nuovo voglia di tornare indietro, ma durante questo mese, la visita di mia sorella e di una delle mie migliori amiche mi ha fatto rendere conto di quanto mi sia sentita sola.


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Sono in un ufficio all'ultimo piano del palazzo in cui lavoro. Correggo compiti. Ancora una volta sto per ricominciare di nuovo. DEvo trovare un nuovo posto dove vivere. Ho tra le mani un premio in soldi come best teaching assistant, un quasi certo contratto di due anni persso questa Universita' e tutto quello che vorrei e' che si aprisse questa porta, che pero' so non si aprira' mai.


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Domani metterò su la mia giacca di ordinanza, la camicia del mio colore preferito e andrò alla mia vecchia Università a cercare di offrire un posto di lavoro a quelli che frequentano quest'anno il mio Master e a vedere se riusciamo a mettere su un ponte Erasmus. Ovviamente non vado da sola, sarò con la mia supervisor, ma questo non cambia che sia un giorno particolare, come se avessi saltato il tavolo e fossi passata dall'altro lato della cattedra. 
Oggi sono andata al mare, il tempo è stato clemente e, nonostante il raffreddore, ho messo i piedi a bagno. Non mi sono mai sentita di appartenere ad un posto preciso, però ho sempre saputo di appartenere al mare. Un giorno un collega mi ha chiesto se mi capitasse di stare senza pensare a niente, allora gli risposi che il mio cervello non stacca mai, infatti persino la notte mi tiene sveglia. Oggi, invece, dovrei rispondere che c'è un posto dove davvero non penso più niente...al mare. Ho trascorso un'ora e mezzo e non ricordo cosa sia passato per la mia testa. We all go back to where we belong.

I still haven't found what I'm looking for...


posted by Leb on

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Fuoco, fuochino, acqua.