Archive for April 2013

"The path of these strange steps take us back..."


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Capita che passi due giorni studiando e chiedendoti cosa fare. Poi trascorri la giornata studiando cose di cui fondamentalmente non è che ti interessi molto, ma non sei sola. Sei circondata da persone che probabilmente non avresti mai avvicinato in altri contesti, ma con cui passi due terzi della giornata e il pensiero che tra meno di due mesi tutto sarà finito ti fa fermare per un attimo il respiro. Persone che hai imparato a conoscere, ma che soprattutto hanno imparato a conoscerti. La serata si chiude guardando la luna sul Golfo, che è già il giorno dopo, ognuno con i suoi silenzi e la sua storia, ma sai che quelle quattro persone ci sono e sono presenza. E in quel breve momento di malinconia che sale dal mare ti giri a guardali e ti stacchi dai pensieri negativi. Anche oggi, per fortuna, si dorme domani.

What women want...


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Oggi pomeriggio ero da H&M in fila con mia sorella per pagare un paio di magliette e dei calzini. Dietro di noi c'erano queste due belle ragazze bionde e vestite "shabby chic", mi ricordavano certe mancuniane incontrate quest'estate, mi piaceva lo stile di una di loro che aveva pure un bel paio di occhiali. Ho pensato che dovevano avere la mia età, o forse anche più giovani, ma sembrano sicuramente più donne di me che avevo jeans, sneakers e giacchetta, un po' di stanchezza e zero trucco. Le ascoltiamo mentre la commessa ci spiccia. Una dice all'altra che le piacerebbe fare la commessa da H&M, l'altra ha risposto che preferirebbe lavorare da Zara perché lì le commesse hanno "quelle belle divise e quelle belle scarpe". La prima ha chiuso la conversazione affermando "speriamo di non dover lavorare mai". Io e mia sorella ci siamo guardate e abbiamo pensato la stessa cosa. 

Probabilmente trovarmi un lavoro non sarà facile, Madre Natura mi ha fatta ragazza zippata e su questo non ho mai potuto contare, ma meglio così. Davvero, è meglio così se l'alternativa deve essere questa.

Nickname, nickfake...


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Odio i nomignoli. Non sopporto gli storpiamenti dei nomi, figuriamoci dei "nomi alternativi". Ho sempre chiamato tutti con il nome di battesimo o con quello con cui volevano essere chiamati. Mi limito a fare elisioni, ma solo per velocità e mai perché mi piaccia farlo.
E' un'avversione relativamente recente, nel senso che odio i nomignoli che danno a me. Nickname o nomignoli affettuosi. Quando ho aperto per la prima volta un blog, nel lontano 2005, mi ero creata la mia identità alternativa utilizzando una parola che aveva un significato e che ho trovato molto utile perché, essendo una parola italianizzata dal dialetto, é praticamente inesistente e mai usata.
Per sei anni, invece, sono stata chiamata con un nome diverso dal mio, un soprannome venuto dai fumetti, che era diventata la mia identità. E alla fine io non ero nemmeno più io. L'unico soprannome che voglio conservare è quello che mi dà mia sorella, che però è anche una delle poche persone che mi conosce davvero. Dagli altri vorrei essere chiamata per nome, che è breve e che secondo me basta e avanza. Possiamo cambiare tutto di noi, ma il nome no, ci vuole troppo tempo e denaro per farlo, e dentro ci sarà sempre tutta la nostra individualità, la nostra unicità. 

Melting pot


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Alla fermata del treno incontro l'amico ceco dopo un buco di tre mesi e ci mettiamo a chiacchierare. Un ragazzo di colore si avvicina a gli chiede se è italiano (ma lui è alto, biondo e ha gli occhi azzurri), io intervengo e dico che dei due io sono l'italiana e lui dice che viene dalla Nigeria e mi fa i complimenti per il mio inglese perchè mi stava ascoltando da un po' e capiva quello che dicevo. Allora ho pensato che quando sei in un Paese lontano dal tuo, nemmeno molto ospitale, deve essere bello sapere che qualcuno capirà ciò che hai da dire. E che chissà con chi ha avuto a che fare lungo la sua strada. Non ho fatto in tempo a chiedergli il nome.

Di cose imparate, ché non è mai troppo tardi...


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L'altro giorno ero in pausa sigaretta con un amico. Non fumo, ma di solito mi chiedono ugualmente   di fare loro compagnia e a me non dispiace, sono attenti a non fumarmi addosso e l'aria aperta è necessaria. Il mio cervello ne ha bisogno. Parlo con questo amico e l'argomento si sposta dall'Università ai rapporti. Sì ti capisco, anche a me è successo e cose così. Ma guarda che devi imparare a leggere i segnali, tipo se ti invitano a bere qualcosa e non sono tuoi amici vogliono qualcosa, ma davvero? no, dai, non ragionano tutti così, sì il 90%, io non riconoscerei i segnali se ci sbattessi contro.
Gli dico che dopo tanti anni di monogamia, considerando la mia attuale vita, preferisco stare su questa nuvola, anche se mi dispiace appendere la gente. Un paio di giorni dopo ho fatto lo stesso discorso, casualmente, con una cara amica. Si parlava, sulla via del ritorno, della difficoltà di capire cosa vogliono le persone da noi, soprattutto nei rapporti. Ad entrambi ho detto più o meno le stesse cose. Io so cosa voglio, cosa posso dare e non dare, non mi piace giocare a carte coperte. Diceva qualcuno che il dubbio è più doloroso della pena stessa (o qualcosa di simile). A me piacerebbe non dovermi troppo preoccupare di come mi comporto. E forse, se in quasi 27 anni, nessuno si è mai lamentato di me e anche dopo anni posso mandare messaggi di informazioni che mi vengono puntualmente risposti significa che la mia strategia non è del tutto sbagliata. Forse il segreto è non aspettarsi niente. Ho sempre avuto molto rispetto delle persone che ho incontrato nella mia vita, ho sempre avuto rispetto delle loro storie; in economia, la regola numero uno è che "le persone reagiscono agli incentivi, anche se non necessariamente in maniera prevedibile o manifesta." Io in realtà non so come funziono. Ma oggi, proprio oggi che è una data davvero particolare, ritornando nella città dove vivo via mare, col vento e il sole e la musica ho pensato che sì, fin quando saprò di aver dato tutto starò bene. E ho sorriso. 


Utility maximization problem


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Wikipedia dice che il problema di massimizzazione dell'utilità si riduce alla risposta che deve trovare il consumatore alla domanda: "How should I spend my money in order to maximize my utility?" Certo il concetto non è chiaro perché il problema successivo sarà individuare quale sia l'utilità. Ma di questo ho già scritto da qualche altra parte. L'economia in effetti si riduce tutta a massimizzazioni e minimizzazioni. Le aziende minimizzano i costi o massimizzano la funzione di profitto. La gente più o meno fa lo stesso. Le massimizzazioni ( o minimizzazioni) sono quasi sempre vincolate, nel senso che c'è sempre qualcosa che riduce lo spazio entro cui puoi trovare un ottimo. L'ottimo è la felicità. La botte piena e la moglie ubriaca. Un vincolo, ad esempio, è il fatto di non poter spendere soldi che non hai (sì, lo so che è possibile, ma questo è il caso più naive). Le costrizioni al problema possono essere infinite e magari dipendenti le une dalle altre, ma tutte contribuiscono a ridurre l'area di potenziale felicità. Non è difficile da capire, ormai lo studio da un po' ed è sempre la stessa storia. Se il problema di massimizzazione non è vincolato, l'economista è tanto felice, ma questo scenario è solo dell'Onnipotente, ad esempio : se la mia utilità è una funzione della quantità di educazione che posso ricevere dagli individui e io ometto il vincolo che mi dà la quantità di educazione che danno gli altri, non avrò mai un massimo. O meglio, io ne vorrò sempre di più, all'infinito. E' chiaro che non sia per niente realizzabile e, aggettivo ancora più amato nello studio dell'economia, ragionevole
Da buona economista so che per massimizzare la mia utilità devo tenere conto dei vincoli. Ieri ho messo quello della irrazionalità umana, certo la mia area si è ridotta, ma l'ottimo è quello più adatto a me.

Perfect timing...


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“People think a soul mate is your perfect fit, and that's what everyone wants. But a true soul mate is a mirror, the person who shows you everything that is holding you back, the person who brings you to your own attention so you can change your life. 

A true soul mate is probably the most important person you'll ever meet, because they tear down your walls and smack you awake. But to live with a soul mate forever? Nah. Too painful. Soul mates, they come into your life just to reveal another layer of yourself to you, and then leave. 

A soul mates purpose is to shake you up, tear apart your ego a little bit, show you your obstacles and addictions, break your heart open so new light can get in, make you so desperate and out of control that you have to transform your life, then introduce you to your spiritual master...” 
― Elizabeth Gilbert, "Eat, Pray, Love"