Believe it - DuemilaCredici


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Scrivo questo post in italiano. Ho cominciato a scriverlo in inglese, ma ho bisogno di avere chiare le mie parole quando l'anno prossimo, di 31, tornerò a leggere qui e saprò quanta strada ho lasciato alle mie spalle. E forse la lingua che userò la maggior parte del tempo non sarà più l'italiano. Ho avuto un blog per tanti anni perché sentivo la necessità di segnare ogni passo fatto. Ogni pagina girata sul calendario. Di quest'anno ho scritto poco, forse solo il giusto. So di aver vissuto. A febbraio ho perso la mia agenda Moleskine e se credessi nell'infallibilità di certi segni quello sarebbe stato più che eloquente. Avevo agende Moleskine da parecchi anni, vi appuntavo tutto quello che puntualmente dimenticavo. Nei mesi successivi ho utilizzato una piccola agenda rosa(che non è per niente il mio colore), più per la sicurezza di avere qualcosa su cui scrivere che per una vera necessità. I primi tre mesi dell'anno sono stati mesi in cui il mio corpo mi ha mandato dei segnali, che ho fatto finta di non vedere e non sentire. Ci sono stati dei momenti in cui ho creduto di essere finita dentro un tunnel da cui non sarei mai uscita. Mi sono costretta a sostenere un ruolo che non era più il mio; ci sono stati giorni in cui mi sarei strappata il cuore dal petto. Ho scritto poco, ho fotografato poco, mi sono concentrata sull'unica cosa che mi appassionava, la mia tesi. Mi ci sono aggrappata e ho sperato che non finisse mai, che il giorno della discussione non arrivasse mai. Mi sentivo fuori posto ovunque. Ero ossessionata dal mio futuro, da cosa avrei fatto dopo, dalla disoccupazione, dal dover ricominciare, dal voler andarmene, dall'eventualità di continuare a studiare, da dove farlo. E da milioni di dubbi inutili e dolorosi. A marzo, pochi giorni prima di laurearmi ho deciso di partire. Avevo in progetto di fare un master in inglese e allora volevo andare in Inghilterra. Sono letteralmente scappata da qui. Volevo mettermi in pausa, guardare il mondo e respirare. Respirare. 
Prima di partire ho studiato spagnolo, ho fatto un corso di buste paga per immaginare una vita che in realtà non volevo. Non vedevo l'ora che arrivasse quel 3 giugno.
Le sei settimane lì sono quelle che hanno davvero cambiato tutto. Non ne scriverò, perché quel capitolo non si è chiuso lì e ci sono fili che probabilmente mi terranno legata a quel posto per sempre. Sono tornata e ho lavorato. Ho portato con me legami, amicizie preziose, ho dovuto capire quanto coraggio ci vuole per prendere in mano la propria vita, amarsi, darsi una possibilità.
Ho ricominciato da zero. O forse no. Perché ancora studio, non ho un lavoro, non ho più un gruppo, non ho più un numero di telefono preferito, sono sola. O forse no. Perché sono stata sola per i primi sei mesi dell'anno e poi ho smesso.  Ero completamente persa e ho ritrovato la strada. Sono tornata a casa e non avevo più voglia di fuggire, accanto a me ho persone meravigliose che sanno chi sono.  Ho ricevuto i migliori complimenti. Ho riso fino a farmi male la pancia e la faccia. Mi sono sentita apprezzata e stimata, senza finzione. Ho conosciuto nuove persone e nuove storie. Ho viaggiato. Ho visto Londra. Sono rimasta incantata ascoltando una lingua amata sugli autobus. Ho incontrato mondi diversi dal mio. Ho assaggiato sapori nuovi, annusato profumi nuovi. Ho visto due arcobaleni. Ho raccontato del mio Paese. Ho avuto vergogna del mio Paese. Ho preso treni che mi hanno portato ad incontrare le persone del mio futuro. Ho ricominciato a scrivere. Ho ricominciato a fotografare. Non ho avuto più paura di farmi fotografare. Ho rimesso i colori nel mio armadio. Ho camminato molto e amato la città in cui vivo. Ho passato ore a studiare, giorni tra i libri, ma riscaldata da uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto. Ho cambiato musica nell'ipod, me ne hanno rubato uno. Mi sono presa cura del mio corpo. Sono dimagrita. Ho apprezzato di nuovo il gusto delle cose buone. Ho smesso di dire quello che gli altri volevano dicessi. Ho tagliato i capelli. Ho abbracciato più spesso. Ho ballato. Ho osato. Ho tagliato via l'eccesso, l'inutile, la zavorra. Ho vissuto giorni senza fine. Sono rimasta senza fiato. Il mio cuore ha battuto forte, davvero forte. Ho sorriso liberamente. Mi sono sentita libera. Ho detto addio a persone meravigliose. Ho detto arrivederci sperandoci ancora. Ho affrontato le difficoltà con nuova consapevolezza. Ho cominciato a fare ciò che è giusto per la mia vita. Ho smesso di sentirmi in colpa per colpe che non ho. Ho capito che non sono sola.  Non mi sono mai sentita sola. Nemmeno per un attimo. Ho capito di essere coraggiosa. Che sono ancora in grado di prendermi cura di qualcuno. Che sono in grado di lasciare che qualcuno si prenda cura di me. Che sono l'unica responsabile del mio futuro. Che qualsiasi prova la vita deciderà di farmi affrontare, so di potercela fare. Che sono davvero fortunata e profondamente grata di poter scrivere queste cose.
Forse davvero mi farò un tatuaggio per ricordare questo 2012.
Non temo il 2013, nonostante sia dispari, è divisibile per tre. Qualsiasi cosa accada, so chi sono, so cosa posso fare, conosco la strada del ritorno. 


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