Safety clearance...


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La prima cosa che ho notato una volta arrivata al gate, un anno fa,  fu la macchina della Polizia e allora pensai, che sì, l'aereo mi aveva riportato in patria. E al controllo dei documenti stavo per dire: "Sono italiana, dude, dammi il cinque".

Ieri sono tornata in un posto dove non andavo da parecchio. Veramente non so più da quando, anche se ci ho passato così tanto tempo da conoscerne ogni centimetro quadrato. E' un posto che ho visto crescere e cambiare, essere attraversato da persone, storie, confidenze, ricordi, lacrime, giochi, baci, balli, risate, serate passate a guardare il cielo troppo illuminato. Ci sono arrivata da sola, mi sono persino data una sistemata, perché è il finito il periodo in cui esco di casa esattamente come sono in casa, ed è stato baci e abbracci e cosa stai facendo, ma allora sei tornata, che effetto ti fa essere ritornata, etc. Tutto sommato è stata una bella serata e per la prima volta dopo parecchi anni non avevo quella punta di nausea vedendo certe persone. Ho passato più tempo ad avvertire questa fastidiosa sensazione che a sentirmi completamente a mio agio lì. 

Nell'ultima puntata di Nurse Jackie, un paziente terminale dice alla protagonista che "la Chiesa non ti lascia mai" e non nel senso che è sempre al tuo fianco nel momento del bisogno, ma piuttosto che fa parte di te ed entra così nella tua testa che chiunque tu un giorno sarai, dovrai fare i conti con questa piccola parte di te lasciata in eredità. E' una sorta di tatuaggio indelebile, che magari ti hanno fatto o hai persino deciso di farti tu consapevolmente, di quelli che tieni in un posto nascosto e ne provi sempre un po' vergogna a mostrarlo.
A prescindere da ciò in cui credi, aver fatto parte di una comunità ti renderà in qualche modo affetto da una specie di sindrome di Stoccolma, senza riuscire a fare a meno di qualcosa che ti danneggia e che ha il potere di distruggere il tuo equilibrio mentale.

Io il filo l'avevo tagliato tempo fa, ma il processo di guarigione è lento e per niente semplice. Chi sono oggi viene fuori pure da quello che ho vissuto, ma quello che vivo oggi è assolutamente indipendente da ciò che accade ora lì, anche se coinvolge persone che sono tuttora importanti per me. La distanza di sicurezza, fisica e temporale, che ho messo da quel posto e quello che rappresentava per me ha richiesto grande e fatica, però ha funzionato.