London, day #1


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Quello che mi ha colpita di più di Londra, quando sono arrivata,  è stata la velocità. Non solo delle persone in strada, ma la velocità nel fare le cose. Sono arrivata a Stansted e il tempo di fare il riconoscimento del passaporto e la mia valigia già girava sul nastro. Sono uscita e l'autista che doveva portarmi in host-family non c'era. Ho telefonato al numero di emergenza e dopo tre squilli mi hanno risposto che l'autista stava arrivando. Avevo il cellulare italiano che non riusciva a trovare subito la rete inglese e loro mi avevano provato a chiamare. Ho aspettato 15 minuti e un gentile signore dall'Afghanistan, in UK da 12 anni e con la famiglia che visita  ("there is a war there") ogni sei mesi, mi ha accompagnata avanti casa. Ho conosciuto la mia host-mother e le biondissime figlie e mi sono misurata con un british accent davvero impressive. Hanno 13 e 11 anni e parlano velocissimo, ma sono gentili e si vede che sono abituate ad avere stranieri per casa. Nel giro di un'ora e mezzo sono andata in banca e se non avessi dovuto aspettare che il mio personal banker (un ragazzo Sikh, con il copricapo, come richiede il suo credo) si liberasse, in un quarto d'ora avrei aperto il mio conto, gratis. Ah, ieri era sabato e sì, le banche sono aperte fino alle 4 pm. In un paese dove la gente lavora Mon-Fri 9am-5pm, è normale che certi uffici rimangano aperti di sabato. E alcune filiali anche di domenica. 
Ho ricaricato monthly la mia Oyster card e ho dovuto solo riempire un form. Ho detto subito all'impiegato che non sono Inglese, così da fargli capire che i cinque secondi in cui il mio cervello registra la domanda, prima di dare una risposta, non sono dati da qualche forma di ritardo mentale, ma solo da uno sforzo continuo di switch di informazioni. Una ragazza molto gentile si è offerta di aiutarmi, ma potevo farcela da sola. Scrivere e leggere non sono un problema da parecchio. Non erano nemmeno le cinque e potevo già muovermi liberamente per la città, lavorare e pagare le mie spese. Di sabato. 
Sì, fa freddo e pioviggina di continuo. Eppure questa città non si perde in chiacchiere. E va bene così.